La Nuova Sardegna

Alla Bit il rilancio dell’isola: 14 milioni di vacanzieri

di Claudio Zoccheddu
Alla Bit il rilancio dell’isola: 14 milioni di vacanzieri

A Milano anticipati i dati delle presenze registrate in Sardegna nel 2017  L’assessora Argiolas: «La nostra strategia funziona, ora insistere sui trasporti»

13 febbraio 2018
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INVIATO A MILANO. Oggi si chiude ma la missione sembra compiuta. Lo stand della Sardegna è l’ombelico della Borsa internazionale del turismo e in alcuni momenti è stato così pieno da sembrare piccolo. La stessa sensazione vissuta dagli operatori del settore lo scorso anno, quando sono state contate più di 14 milioni di presenze turistiche in appena 12 mesi. Un successo secondo l’assessore regionale Barbara Argiolas che ieri, a Milano, ha anticipato i numeri del rapporto stilato sui dati elaborati dalla piattaforma regionale “Sired”. Un calcolo lusinghiero che però è ancora incompleto. Mancano i dati di due province e quindi è molto probabile che quella comunicata ieri sia una cifra approssimata per difetto: «I numeri ci confermano di aver attivato una strategia corretta – commenta Barbara Argiolas –, anche nelle azioni che favoriscono la mobilità verso la Sardegna. Non ci può essere turismo senza trasporti e il primo bando sulla destagionalizzazione mirato alla comunicazione nel trasporto aereo, che ormai è in via di aggiudicazione, e il secondo che invece partirà a breve, faranno in modo che la nostra isola diventi sempre più raggiungibile».

Identikit. Gli italiani sono quelli che preferiscono il settore balneare e i mesi di punta della stagione, gli stranieri cercano anche sui mesi di spalla. I turisti lombardi sono i più numerosi, seguiti dai laziali e dei piemontesi ma arrivano visitatori anche dalle regioni del Sud. Nel conto assume importanza anche il mercato interno, perché sono sempre di più i sardi che scelgono di trascorrere le ferie sulla loro isola. I turisti stranieri più numerosi sono i tedeschi e il resto della top 5 è completato da francesi, svizzeri, inglesi e spagnoli. Nelle nuove quote è significativo l’incremento dei visitatori che arrivano da Austria, Paesi Bassi, Svezia, Polonia e Russia. E il borsino delle presenze segna ormai un sostanziale pareggio tra gli italiani e gli stranieri.

L’operatore. Il report era stato anticipato, nella sostanza, dalla lettura del mercato turistico fatta da Marco Bongiovanni, direttore della gestione manageriale e proprietario dei 4 quattro alberghi della Baja Hotels, tra Baja Sardinia e Porto Cervo: «Stiamo vivendo un momento magico, con un grande flusso turistico. E se il turista italiano cerca soprattutto il mare, chi arriva dal resto del mondo va a caccia dell’esperienza ed è mosso dal desiderio di conoscere il territorio. Mi riferisco al turismo enogastronomico, l’ospitalità che le cantine riservano ai turisti non si trova in nessuna altra parte del modo. Molti ci chiedono anche i tour botanici e tanti vanno a caccia di sentieri, di escursioni particolari, di cultura. Nonostante la richiesta, le aperture degli alberghi sono ancora limitate nel tempo e si fa molta fatica a restare operativi fuori dalla stagione estiva». Per questo le alternative alle spiagge sono fondamentali. «Le possibilità ci sono tutte, anche in abbondanza – continua –. Rimane la difficoltà di metterle a sistema. A parte l’evidente problema dei trasporti, che però la Regione sta cercando di risolvere, la promozione del territorio rischia di diventare inutile se non c’è un’offerta pronta a soddisfare le esigenze dei turisti. Ad esempio, non possono certo essere gli albergatori a segnalare i sentieri per le escursioni, o per le bici. E poi resta il problema dell’apertura delle strutture storiche. La basilica di Saccargia è un gioiello ma è sempre chiusa. Per non parlare dei complessi magalitici e del patrimonio dell’arte romanica». L’ultimo appunto ha il sapore della premonizione: «I segnali per la stagione del 2018 ci fanno pensare che si possa ripetere l’exploit dell’anno scorso. Tuttavia non ci dobbiamo dimenticare che abbiamo vissuto un anno d’oro anche grazie all’instabilità politica dei Paesi nordafricani, come l’Egitto. Ma questa situazione non durerà per sempre e noi, tutti, dobbiamo investire adesso per fare il definitivo salto di qualità. L’Egitto si sta già riorganizzando, i tour operator stanno per lanciare una grande campagna promozionale e noi rischiamo di perdere un’altra occasione se restiamo fermi». Gli allori, insomma, non hanno una garanzia particolare e servono nuove piante per ottenere foglie fresche.

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