La Nuova Sardegna

Tangente Enas, ora gli indagati sono sei

di Mauro Lissia
Tangente Enas, ora gli indagati sono sei

Inchiesta chiusa per Galantuomo, Pinna e Copparoni. Dirigente di Sassari accusato di abuso d’ufficio

13 febbraio 2018
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CAGLIARI. Un funzionario sassarese è il sesto indagato dalla Procura di Cagliari per la presunta tangente pagata dal Ccc - Consorzio cooperative costruzioni - e dalla società Ceif all’ex commissario e amministratore dell’Enas Davide Galantuomo, ex sindaco di Quartu Sant’Elena, all’amministratore dell’Essepì Engineering Paolo Salvatore Pinna e all’ex calciatore Renato Copparoni: si chiama Antonio Fadda, ha 53 anni e vive a Capoterra. Il suo nome compare nell’avviso di chiusa inchiesta notificato in queste ore agli indagati ma deve rispondere di abuso d’ufficio e non di concorso in corruzione, l’accusa che il pm Gaetano Porcu contesta agli altri. Nel suo ruolo di funzionario direttivo tecnico del servizio progetti e costruzione dell’Enas Fadda si sarebbe fatto convincere da Galantuomo ad accogliere una richiesta di variante proposta dal consorzio emiliano sui lavori per un impianto a energia rinnovabile in costruzione a Ottana, 139 mila euro che in realtà dovevano servire a finanziare con denaro pubblico la tangente pattuita fra Galantuomo e l’impresa appaltatrice. Di quella cifra - secondo la Procura - nelle tasche dei tre sarebbe finita solo una parte, pari a 93 mila euro. La responsabilità di Fadda - stando al capo d’imputazione - sarebbe stata di aver concesso la variante senza che fosse stata eseguita la valutazione d’impatto ambientale e rispettate le altre condizioni di legge. La chiusura dell’inchiesta, una costola di Sindacopoli in corso a Oristano, prelude alla richiesta di rinvio a giudizio che oltre i personaggi più noti comprende i dirigenti delle società coinvolte nella presunta corruzione: Gianni Lolli e Luigi Betti. Ora gli indagati - difesi da Riccardo Floris, Guido e Federico Manca Bitti, Leonardo Filippi, Paolo Trombetti, Matteo Pinna e Desolina Farris - hanno venti giorni di tempo per farsi interrogare e depositare memorie o atti.

La vicenda è esplosa il 3 ottobre dell’anno scorso con l’arresto dei protagonisti e l’uscita di intercettazioni telefoniche dal contenuto clamoroso. Al centro c’è un appalto pesante: 9 milioni e 561 mila euro, affidato all'Enas, per il quale secondo le accuse le coop emiliane avrebbero accettato di versare una tangente da dividere tra Galantuomo, Copparoni e Pinna. Secondo la Procura e secondo il gip Giuseppe Pintori le indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza dimostrano senza alcun margine di dubbio che 89 mila euro sono finiti nelle tasche dei destinatari, mentre per gli altri 46 mila non c'è la prova, ma la miriade di conversazioni intercettate lasciano pensare che abbiano preso la stessa direzione. Stando alle accuse le due coop emiliane sarebbero riuscite ad aggiudicarsi l’appalto grazie all'influenza di Galantuomo e alle mediazioni incrociate di Pinna e Copparoni, quest'ultimo amico di Lolli. Pur di far vincere la gara agli amici emiliani, Galantuomo avrebbe imposto che nel bando prevalesse come criterio di valutazione l'offerta tecnica su quella economica: 70 punti su 80. Grazie alla discrezionalità di questo criterio, l'appalto sarebbe finito in pugno alla Ccc, che chiamò per l'esecuzione dei lavori la Cief. A contratto stipulato (24 marzo 2015) arrivò un atto aggiuntivo per alcune varianti, che fece lievitare i costi di 140 mila euro: proprio la cifra - è scritto nell’ordinanza - che serviva a saldare la tangente.

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