La Nuova Sardegna

Pariglie sotto tono, flop generale

di Enrico Carta
Pariglie sotto tono, flop generale

Dopo lo sciopero di domenica solo poche evoluzioni strappano gli applausi

14 febbraio 2018
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ORISTANO. Se ci fosse stato un severo professore di liceo a valutarle, uno di quei professori di una volta, avrebbe preso la matita blu e avrebbe sottolineato con espressione negativa la gran parte delle evoluzioni. All’interno di un compito in classe la sufficienza l’avrebbero presa in pochissimi e davvero rari come stelle alpine sono stati quelli che hanno saputo issarsi oltre il sei striminzito. La maggior parte degli allievi sarebbe tornata a casa con un bel quattro sul groppone da rimediare prima possibile per evitare una clamorosa bocciatura.

Poco spettacolo. Chi si aspettava i fuochi d’artificio dopo lo sciopero di domenica, ha visto scoppiare solo qualche petardo e si è dovuto accontentare. Stavolta, a differenza della giusta nomea che li accompagna e delle testimonianze che in passato hanno saputo lasciare sul campo, i cavalieri della Sartiglia non hanno saputo mostrare il lato migliore di sé. Tra infortuni, terzetti composti in extremis per via di qualche rinuncia per le condizioni precarie di qualche cavaliere, cavalli sostituiti all’ultimo momento e le tensioni accumulate in questi giorni, lo spettacolo non è stato all’altezza della fama. A ciò si aggiunga il fatto che, a differenza degli anni passati, è mancato il passaggio domenicale che in genere serviva per perfezionare l’acrobazia ed ecco che il risultato è stato insufficiente. Inutile nasconderlo.

I migliori. Non è dunque difficile stilare un elenco di coloro che si piazzeranno ai primi posti della classifica. L’unica fatica che dovranno affrontare i giudici di percorso sarà quella di tirare fuori dieci pariglie che davvero meritano di entrare in premiazione. Sicuramente non ci sono dubbi su chi conquisterà il primo posto in classifica. La pariglia composta Marco Cardias, Salvatore Aru e Fabio Chessa ha sbaragliato il campo con il “ponte volante”, evoluzione nella quale il cavaliere centrale si appoggia sulle spalle dei compagni lanciati al galoppo e in piedi sulla sella, andando a formare una figura acrobatica che somiglia appunto a un ponte.

A seguire c’è una serie di “tre su tre con centrale girato”. Il cavaliere al centro della pariglia dà le spalle alla direzione di marcia dei cavalli lanciati al galoppo mentre i tre cavalieri si issano in piedi sulla sella. Il numero, tentato da molti e riuscito a pochi, è stato eseguito con successo da Ignazio Lombardi, Corrado Massidda e Fabrizio Manca; Francesco Serra, Giuseppe Catapano e Marco Serra; Davide Fiori, Federico Misura e Alessandro Cester; Gianfranco Manunza, Gianluca Manunza e Marco Bardino; Elisabetta Sechi, Cristian Pisano e Giovanni Serra; Salvatore Montisci, Antonella Rosa e Stefano Concu; e un po’ meno bene da Danilo Casula, Michael Casula e Alberto Matta e da Stefano Garau, Stefano Spiga e Pasquale Forgillo.

La passerella finale. Poco, pochino per far sì che il pubblico andasse via soddisfatto. Eppure la crisi di astinenza dovuta al forfait di domenica ha anche tenuto a freno il pubblico che, paradossalmente, è stato molto meno severo rispetto ad altre occasioni in cui le evoluzioni erano state generalmente di altissimo livello. Rarissimi fischi, inesistenti i «buh» di disapprovazione, dalle tribune e dai marciapiedi sono volati solo commenti ironici e qualche simpatica battuta che però fissava il momento di scarsa brillantezza del gruppo dei cavalieri. Come quella di uno spettatore che ha detto sorridendo: «Certo, neanche un bicchierino di vernaccia».

Il ritorno a casa. Almeno stavolta la passerella finale non è stata affossata dalla delusione che ha accompagnato la chiusura della giostra di domenica. Il pubblico si è affannato a chiedere ai cavalieri il dono più ambito, ma solo pochi hanno avuto la fortuna di ottenere una coccarda delle bardature. Per il resto, col buio già avanzato, ha rivisto la luce il volto di Andrea Solinas il bravissimo Componidori dei falegnami: «È andato tutto come desideravo, fortunatamente non si è ripetuto quanto accaduto domenica». La festa è finita. Attrus annus.

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