La Nuova Sardegna

L’eterna lotta dei supermarket contro i Lupin degli scaffali

di Luigi Soriga
Si moltiplicano i furti nei negozi e le tecniche diventano sempre più fantasiose (foto nuvoli)
Si moltiplicano i furti nei negozi e le tecniche diventano sempre più fantasiose (foto nuvoli)

Gusti, tecniche, manie e scuse dei tanti professionisti del furto nei negozi: dal mangiatore a sbafo di arachidi ai ladri di bistecche, viti, scarpe e occhiali

16 febbraio 2018
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SASSARI. Nella catena dei furti forse conviene partire dall’ultimo anello. Perché solo toccando il fondo si riesce a capire come la gente sia davvero capace di rubare qualsiasi cosa.

Galleria Auchan di Sassari, spazio toilette. Qualcuno ha avuto il coraggio di portarsi via più volte lo scopino del bagno, e anche la ciambella del gabinetto. Ora, con tutta la buona volontà degli addetti alle pulizie e delle loro disinfezioni, l’utente medio si approccia a un bagno pubblico come se si trovasse a tu per tu con una scheggia di uranio impoverito, o nel caso dello scopino wc, siamo a livello di polonio 210. Ecco, se qualcuno ha l’ardire di afferrare quel “materiale radioattivo”, infilarselo in un borsone o sotto il giubbotto, significa che quel ladro non si fermerà mai davanti a niente. Posta questa linea di partenza, si può risalire lungo la catena.

Sempre da Auchan, e sempre per la zona toilette, la direzione aveva pensato a una bella iniziativa. Venire incontro alle neo mamme con pargoli e passeggini, apparecchiando per loro fasciatoi e kit di pannolini per un rapido pit-stop nella corsa acquisti. Ottima l’idea, ma impraticabile già dopo qualche settimana. Le confezioni di pannolini, con un tempismo chirurgico, sparivano nell’arco di un’ora.

E ora veniamo alla scintilla che ha innescato questo focus sui piccoli Arsenio Lupin dop, di origine controllata e protetta.

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Caffè Alto Gusto di Predda Niedda, cappuccino e pasta, mano che fruga tra le bustine di zucchero. «Scusi, non avete del fruttosio?». Il barista resta un attimino interdetto, un po’ per l’improbabile compensazione tra un bombolone traboccante di crema e il surrogato dietetico, un po’ perché gli tocca rivelare l’arcano: «Certo che abbiamo il fruttosio, solo che non lo teniamo più a portata di mano sopra il bancone. Sono come una calamita, finiscono dritte dentro le tasche dei clienti». Stessa sorte per le bustine di miele, che vanno letteralmente a ruba.

E l’Alto Gusto non è affatto un caso isolato: basta provare una banale statistica: su dieci bar, quanti di questi hanno ancora sul bancone il fruttosio? E’ praticamente estinto.

Ed ecco l’idea: se nei bar l’oggetto del desiderio è una insignificante bustina, cosa succederà in un supermercato, in un negozio di abbigliamento o in uno di elettronica o bricolage dove le tentazioni sono molto più succulente?

La Conad, come tutti i centri commerciali, per il predatore è un habitat di caccia esteso e variegato. Ma quasi tutti vanno dritti verso un obiettivo: il sacchettino dei pinoli. Piccolo, tascabile, e caro come se non contenesse frutta secca, ma pepite d’oro. Ogni volta che si fa l’inventario, mancano all’appello decine di confezioni. Poi c’è un cliente che gli addetti ai lavori hanno ribattezzato Pollicino. Gli danno la caccia da mesi. A lui piace lasciare la firma nei suoi misfatti, e le tracce del suo passaggio si trovano circa una volta a settimana. Appena entra nel supermercato va dritto al reparto frutta. Prende un pacchetto di arachidi o pistacchi, e mentre fa la spesa lui sgranocchia. E così a fine giornata regala un simpatico sentiero di bucce.

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Certo, se i criminali fossero tutti così, il direttore della Conad ci metterebbe la firma. Ma purtroppo la fantasia dei piccoli criminali è molto più creativa e perversa: «Succede anche questo: la gente si porta da casa le bustine per il freezer, poi va nel banco frigo, sconfeziona bistecche e fettine, le infila dentro le cookie gelo, poi in tasca, e passa dritto alle casse. Una volta ne abbiamo beccato uno con la carne macinata direttamente nelle tasche». Se però le commesse devono tenere d’occhio un articolo, il circoletto rosso va sulle pastiglie e la pasta per dentiere. Le pensioni spesso sono da fame e questi prodotti costano un occhio. Alcuni anziani non vogliono però rinunciare al loro sorriso, e agiscono di esproprio geriatrico. Anche i profumi sono costosi e tascabili, e facili da rivendere. «Ci sono anche i furti su commissione – prosegue il direttore – è capitato con decine di pezzi di parmigiano reggiano, salsicce, e con tubetti di Attack».

I paradisi per i ladruncoli devono avere due caratteristiche: molti metri quadrati, una selva di scaffali. Ecco perché Bricoman è così gettonato: «Rubano qualsiasi cosa – dice il responsabile – soprattutto la minuteria. Viti, bulloni e punte di trapano. Ma anche articoli più ingombranti. Prendono le tenaglie, staccano l’anti taccheggio e vanno via. È successo con trapani e motoseghe. Una volta, dall’esposizione esterna, si sono portati via una motozappa e una stufa da 80 chili. Poi ci sono quelli che si presentano alle casse col carrello pieno, spendono 500 euro, e fanno una figuraccia per tre euro di merce nascosta».

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E veniamo alla tecnologia: «Gli articoli che la gente mette in tasca e non paga – dice il direttore di Unieuro a Predda Niedda – sono prevalentemente gli accessori di telefonia, come i caricabatterie. A volte tolgono l’anti taccheggio, altre volte non si prendono nemmeno questo disturbo». Tecnica un po’ grezza, ma efficace. Merce in tasca, o anche in bella vista, stretta in mano. Ci si avvicina alla linea della porta antitaccheggio come uno sprinter si posiziona ai blocchi di partenza. Appena la luce si accende e scatta l’allarme, ci so trasforma in Bolt e si corre come se non ci fosse un domani. «Personalmente ne ho inseguito uno e l’ho raggiunto dopo 4 chilometri – racconta l’atletico direttore – era una questione di principio». Ma l’insidia principale per gli empori degli audio visivi è il tasso zero. «Dobbiamo stare attentissimi alle linee di finanziamento – dice il direttore – i truffatori sono abili e spregiudicati. Ad esempio rubano una busta paga, la falsificano, ottengono le rate, e vanno via come fantasmi col televisore da 1000 euro. Se non te ne accorgi prima, addio».

Anche da Ovs (Galleria Auchan) le commesse devono attivare i radar: «Ci sono i soggetti schedati – dice la responsabile – già prima che entrino in negozio sono annunciati dal passaparola dei colleghi negozianti. Sono quelli dotati di borse schermata con alluminio all’interno, che neutralizza i sensori». In alcuni negozi di abbigliamento, gli addetti hanno addirittura foto segnaletiche, tipo wanted, dei ladruncoli aficionados. «La settimana scorsa abbiamo beccato una coppia che aveva rubato un paio di scarpe, e dalla fretta aveva preso la destra 43, e la sinistra 44. Altre volte capita di staccare l’antitaccheggio da un giubbotto appena acquistato, il cliente prova a uscire dal negozio e l’allarme continua a suonare senza apparente motivo. Vai a controllare le tasche del giubbotto acquistato e sono piene delle placche antitaccheggio tagliate con le tenaglie, e nascoste lì. In compenso la settimana scorsa qualcuno ci ha fatto un gentile omaggio: è entrato nel camerino, ha chiuso la tenda e ci ha lasciato il suo ricordino profumato».

Da Globo la gente fa uno scambio alla pari: entra con le scarpe vecchie ed esce con indosso le nuove. Però ripone con educazione le calzature usate dentro la scatola». Stessa strategia all’Ottica Perella da Auchan: «Misura e togli, misura e togli – dice la commessa – finisce che nell’espositore rimane l’occhiale vecchio da 10 euro, mentre quello da 100 resta indosso al tipo che si allontana a passo svelto». Da Vestis c’è addirittura chi, colto in fallo, non si dà per vinto: estrae il certificato medico che vale come un patentino di cleptomane. E infine una curiosità nella pasticceria Carruccio di Sorso. Per i ladri golosi c’è poco da fare, perché paste e torte sono blindati da teche di vetro. Ma l’Air Week, il deodorante del bagno, è incustodito e sparisce di continuo. E poi c’è un altro furto sistematico: la copia della Nuova Sardegna, anche se griffata Carrucciu. Altro che crisi dei giornali. La Nuova va a ruba.


 

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