La Nuova Sardegna

Medici di base, è allarme Rischiano l’estinzione

di Claudio Zoccheddu
Medici di base, è allarme Rischiano l’estinzione

Il numero dei pensionati è il doppio di quello dei dottori appena specializzati Secondo le proiezioni nel 2022 sarebbero 300mila i pazienti senza assistenza

16 febbraio 2018
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SASSARI. Il futuro è un libro ancora da scrivere ma le pagine sono sempre meno. E il tempo che passa non è certo un argomento a favore. I medici di base sono una categoria in via d’estinzione in tutta Italia e la Sardegna non fa differenza. I motivi sono svariati: c’è lo scarso appeal generato nei giovani laureati da questo lato della professione, l’idea di abbandonare le città per aprire un ambulatorio in provincia non è esattamente uno stimolo eppure in Sardegna le difficoltà del turnover sono legate soprattutto all’alto numero di medici di famiglia in odore di pensione e al bassissimo numero di professionisti sfornati dalle università.

Il sindacato. Le proiezioni della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) non sono rassicuranti: «Il numero di medici di famiglia che hanno un’età vicina a quella del pensionamento è sempre più alto – spiega il segretario regionale Giovanni Barroccu – e purtroppo il rapporto tra chi andrà in pensione e chi invece avrà le caratteristiche per subentrare al suo posto è in difetto». In questo caso solo i numeri possono dare un quadro di una situazione che peggiorerebbe drasticamente la qualità della vita di chi si potrebbe trovare senza l’assistenza medica di base. Nel 2018 saranno 80 i medici che avranno raggiunto l’anzianità di servizio per andare in pensione e quelli che invece usciranno dal corso di specializzazione in medicina generale saranno appena 35. Significa che 45 ambulatori dovrebbero chiudere: «Qualche collega potrebbe posticipare la pensione di qualche anno ma lo spirito di servizio comunque non risolverebbe la situazione», aggiunge Barroccu.

Le proiezioni. Il problema è destinato ad aggravarsi nei prossimi anni, soprattutto se si considera che ogni dottore che non verrà sostituito può essere tradotto in 1500 pazienti destinati a perdere la figura del medico di famiglia: «Secondo i nostri calcoli nel 2019 i medici che raggiungeranno i 68 anni di età e avranno l’anzianità di servizio necessaria per andare in pensione saranno 105 – aggiunge il segretario regionale della Fimmg – ma il picco si raggiungerà nel 2022, quando i medici che andranno in pensione saranno 125». I pensionati saranno sempre più numerosi e i nuovi arrivati rimarranno sempre 35. Tra tre anni, se i numeri rimarranno questi, ci potrebbero essere 200 medici di famiglia in meno e circa 300mila pazienti senza medico di famiglia. A meno che non si decida di modificare qualcosa.

Le soluzioni. Il problema è stato rappresentato più volte e le risposte non sono mai state all’altezza della situazione: «La situazione non può essere risolta con le sostituzioni a tempo attraverso i contratti di un anno – spiega ancora Giovanni Barroccu –, non c’è nemmeno il tempo di instaurare un rapporto con il paziente che nella medicina di base è fondamentale. Si può invece fare qualcosa a livello normativo e basterebbe una disposizione ministeriale per aumentare il numero delle borse studio nei corsi di specializzazione. Il nostro sindacato ha proposto un cronoprogramma per evitare che le proiezioni diventino realtà, a patto che si parta entro il 2018». Nell’anno delle elezioni, tutto è possibile. E un problema che interessa migliaia di persone dovrebbe essere un impegno importante per chi si candida alla gestione della cosa pubblica. Ma l’orizzonte della medicina di base in Sardegna non è solo una proiezione a tinte fosche. Alcuni medici di base che escono dalle università sarde sarebbero pronti a occupare anche le sedi scoperte meno comode. Certo, una mano d’aiuto farebbe comodo perché in certe aree dell’interno per raggiungere i 1500 pazienti è necessario coprire più paesi e la gestione di un ambulatorio, spesso necessario vista l’età dei pazienti, non è un affare da pochi euro: «Se l’Ats mettesse a disposizione qualche locale si potrebbe risolvere anche questo problema», conclude il segretario della Fimmg.

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