La Nuova Sardegna

Top 500 Sardegna: le aziende devono investire in innovazione per competere nel mercato globale

Gianfranco Atzeni, Andrea Carosi, Luca Deidda, Alberto Ezza, Ludovico Marinò, Marco Vannini *

L'aumento delle dimensioni non è stato ancora sufficiente a generare diffuse economie di scala. L'analisi degli economisti dell'Università di Sassari

16 febbraio 2018
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Sono diventate un po’ più grandi e solide, e guadagnano anche qualcosina in più. La capacità reddituale delle Top 500 sarde, analogamente a quanto accade per le variabili dimensionali, presenta variazioni positive. La mediana degli utili aumenta in termini reali del 10%, passando da 75 mila euro del 2015 a 82mila del 2016, con solo il 14% delle imprese che chiude il bilancio in perdita (nel 2015 è il 16,4%). È inoltre importante osservare che, a parità di condizioni, a una accresciuta capacità di produrre reddito si associa un incremento ancora più consistente dei flussi di cassa generati dalla gestione.

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Ugualmente rilevante è la variazione degli altri parametri reddituali, quali il risultato operativo (Ebit), che segna un incremento del valore mediano del 12,6% e il margine operativo lordo (Ebitda), che, in mediana, si attesta nel 2016 a 417mila euro (+8,5% rispetto al 2015). Il miglioramento dell’Ebitda è sempre un’ottima notizia sia sotto il profilo economico che finanziario, poiché questo indicatore misura, seppure in modo approssimato, la capacità dell’impresa di generare risorse monetarie dalla gestione operativa. Quindi, un aumento dell’Ebitda può ridurre il fabbisogno finanziario delle imprese, contribuisce ad abbassare il rischio finanziario e, a seconda dei casi, può consentire il rimborso di finanziamenti oppure l’avvio di nuovi investimenti senza necessità di aumentare l’indebitamento.

Tutte queste variazioni, tuttavia, ancorché sintomo di una tendenza positiva, non sono ancora così significative da costituire solida evidenza di una ripresa economica. Ad esempio, passando all’esame della redditività operativa, si osserva una tendenziale stabilità degli indici di bilancio (valori mediani di Roa e Ros), che mostrano sì un lieve miglioramento, ma appunto quantitativamente non significativo, rispetto al 2015. L’aumento dimensionale osservato, quindi, non è stato ancora sufficiente a generare diffuse economie di scala. La speranza è che ciò in realtà sia dovuto alla volontà di molte aziende di aumentare gli investimenti in innovazione, anche a scapito della marginalità corrente, per garantire future prospettive di crescita.

* L'analisi dei bilanci è stata curata da un gruppo di lavoro del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell'Università di Sassari - Dipartimento di Eccellenza 2018-2022

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