La Nuova Sardegna

sindacopoli 

La difesa chiede il cambio di sede

Secondo gli avvocati i reati più gravi consumati lontano da Oristano

17 febbraio 2018
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ORISTANO. Incompetenza territoriale. La invoca il nutrito collegio difensivo al processo per l’inchiesta “Sindacopoli”. Secondo gli avvocati difensori dei 46 imputati la sede naturale del processo per i reati di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta non è Oristano Procura da cui sono partite le indagini perché il primo reato fu individuato proprio in uno dei Comuni che fanno parte del circondario del tribunale oristanese. Di fronte al giudice per le udienze preliminari, Elisa Marras, sono state sollevate quelle eccezioni preliminari che erano state fatte rilevare dai difensori sin dalla fase d’indagine successiva alle misure cautelari. Anche allora si riteneva che la sede naturale del processo fosse diversa, ma la Cassazione respinse quelle eccezioni.

In questa nuova fase processuale tornano sul tavolo. Ricordando che il reato più grave, quello di corruzione, è avvenuto in territorio estraneo al tribunale di Oristano il collegio difensivo ha chiesto che l’intero procedimento venga trasferito nelle sedi di Tempio, Roma, Lanusei o eventualmente Cagliari. Il pubblico ministero Armando Mammone, che è di parere opposto a quello degli avvocati difensori, ha chiesto tempo per rispondere alle eccezioni. Presenterà delle repliche scritte che saranno esaminate dal giudice nell’udienza del 14 marzo.

L’inchiesta aveva smascherato un presunto giro di corruzione che avrebbe investito numerose amministrazioni comunali di tutta la Sardegna attraverso il piano orchestrato dal desulese Salvatore Pinna, arrivando sino alla madre di tutte le tangenti quella per un tratto della Sassari-Olbia. (e.c.)

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