La Nuova Sardegna

Soru: «Uniti per il Pd. Destra e M5s pericolosi»

di Silvia Sanna
Soru: «Uniti per il Pd. Destra e M5s pericolosi»

L’europarlamentare mette da parte i malumori e invita a fare squadra «Di Maio è un incompetente, Salvini semina odio. Difendiamo la democrazia»

19 febbraio 2018
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SASSARI. Non c’è più spazio per le divisioni, per i malumori insignificanti in un momento cruciale «nel quale si decide il nostro futuro». Renato Soru predica l’unità del Partito Democratico e invoca una scelta ragionata e lungimirante «perché non si può salire su un aereo guidato da uno che nella vita non fa il pilota, anzi non ha nemmeno un’ora di volo alle spalle. Perché si precipita, è inevitabile». È Luigi Di Maio il principale obiettivo dell’eurodeputato, ex governatore ed ex segretario regionale del Pd: «Il leader grillino è un disonesto perché è un incompetente. E con la sua incompetenza vorrebbe governare il Paese, lui che nella vita non ha amministrato niente. In un mondo normale nessuno prenderebbe in considerazione la sua candidatura».

Ma nei 20 minuti di intervento senza pause sul palco a Iglesias, Renato Soru si scaglia anche contro il centrodestra di Berlusconi e soprattutto del leghista Salvini «uno che definisce patriota un bianco che spara ai neri per strada, uno che invoca la sicurezza e il diritto a difendersi, quando basta guardare quello che accade negli Stati Uniti per capire che le armi prima o poi sparano su obiettivi sbagliati». C’è solo una scelta possibile, dice Soru: affidarsi a chi ha capacità e progetti «e in questi anni ha lavorato tanto per risollevare l’Italia dal baratro in cui l’aveva fatta precipitare il centrodestra di Berlusconi, uno che l’ultima volta che ha avuto responsabilità istituzionali è stato mandato via a son’e corru».

A Iglesias lei ha detto «è mio dovere essere qui e ci metto la faccia». Che cosa intendeva?

«Vuol dire che qualunque problema può esserci stato all’interno del Partito Democratico non ha senso se pensiamo a quello che potrebbe accadere. Ìl momento è cruciale, siamo di fronte a uno snodo nel quale non si possono avere incertezze».

Quali sono i rischi?

«Il momento è difficilissimo, l’Italia grazie alla politica del centrosinistra ha iniziato una difficile e lunga risalita. A piccoli passi, perché i miracoli non esistono. Ecco, non possiamo permetterci di tornare indietro, quando il nostro Paese ha rischiato il tracollo come la Grecia. Per questo al governo servono competenza e lungimiranza, bisogna affidarsi alle persone giuste, non a chi parla alla pancia della gente e ha diffuso l’idea pericolosa che tutti possiamo fare tutto. Non è così. Perché io non posso fare il chirurgo se non ho studiato e non mi sono specializzato. E Di Maio...»

Di Maio?

«So che nella sua vita ha staccato i biglietti allo stadio e questo non basta per governare l’Italia. Lui che accusa tutti di essere disonesti, in realtà inganna le persone perché nasconde la sua incompetenza. I grillini non hanno un progetto politico, dicono tante cose, ogni tanto una nuova fantasia. Solo rumore. Ma un’idea di futuro non c’è. Sono chiarissime invece le intenzioni del centrodestra e fanno paura».

Peggio Berlusconi o Salvini?

«Il primo è un signore di 82 anni che non è candidato e non può ricoprire alcun ruolo. L’altro è uno che ci insultava e ora viene qui a fare abigeato di voti».

La Lega di Salvini in Sardegna è alleata con il Psd’Az. Che cosa ne pensa?

«Tutto il male possibile. Da 1 a 100 quell’accordo mi ha deluso 1000».

Lei nella fase iniziale delle alleanze voleva aprire le porte del centrosinistra proprio al Psd’Az.

«Certo, perché i valori del centrosinistra sono gli stessi del partito fondato da Emilio Lussu. Che credeva in un’Italia repubblicana e antifascista. La collocazione di chi mantiene quel nome e quel simbolo dovrebbe essere a sinistra e non con la destra fascista di Salvini che diffonde odio verso gli stranieri».

Il tema dell’immigrazione è al centro del confronto politico. Quale è il suo pensiero?

«Il fenomeno va gestito senza chiusure. In Sardegna ci sono 10mila persone che badano ai nostri anziani, extracomunitari che si spaccano la schiena facendo lavori che noi italiani non vogliamo fare. Pensiamo a questo quando proviamo fastidio se un migrante ci chiede una moneta al semaforo. Io non voglio un Paese che respinge, che chiude le porte. Non voglio tornare all’autarchia di Mussolini, che diceva che si sta bene da soli».

Che partita si gioca il 4 marzo?

«Quella in difesa della democrazia, nei confronti della quale noi siamo l’unico presidio. Per questo non conta se un leader è simpatico o antipatico. L’importante è che agisca per il bene del Paese».


 

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