La Nuova Sardegna

Sui divieti alla Pelosa scatta la rivolta Il sindaco: avanti così

di Giovanni Bua
Sui divieti alla Pelosa scatta la rivolta Il sindaco: avanti così

Sotto accusa la decisione di proibire teli mare e borse frigo Gli esperti: è solo il primo passo in attesa del numero chiuso

20 febbraio 2018
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STINTINO. Nessuno tocchi asciugamani e borse frigo, possibilmente scaricati da auto posteggiate al massimo a trenta metri di distanza dal mare. Perché, se la Pelosa rischia di sparire, la colpa è sempre di qualcun altro: dei vu cumprà che stendono i loro teloni, del molo dell’Ancora che ha deviato le correnti, dello stabilimento che costa troppo e dovrebbe sparire, dei turisti cafoni che riempiono le bottigliette di sabbia, di qualche complotto teso a trasformare la spiaggia di tutti in un luogo per vip.

Ambientalisti da tastiera. È il classico campionario di reazioni confuse e rabbiose quello che i social scaricano sul progetto di riqualificazione della spiaggia stintinese presentato nei giorni scorsi dal sindaco Antonio Diana. Ma, se il piano di togliere strada e posteggi, se l’era cavata con il bollino di inutile e qualche lamentela sull’impossibilità per famiglie e comitive di fare trecento metri a piedi per arrivare al mare, a far montare la rivolta degli ambientalisti da tastiera è l’idea di Diana di bloccare, in attesa di iniziare i lavori nel 2019, l’accesso alla spiaggia a teli da mare e borsoni, da sostituire con spiaggine, stuoie ed eco shopper trasparenti. «Vogliono trasformarla in una spiaggia per ricchi», è il commento più gettonato. «Vogliono che ci ritiriamo sulle montagne e cediamo la spiaggia ai turisti, a quelli che hanno le case, a quelli del residence», la critica più pungente. «La vera causa è il molo dell’Ancora, dell’Asi di Porto Torres, il mare dà e toglie», il punto degli esperti. «A questo punto chiudiamola», l’appello dei duri.

L’impresa. Critiche attese, sia chiaro, che rendono chiara quale sarà la vera impresa che il sindaco di Stintino dovrà affrontare: non togliere un strada, riattivare il sistema dunale, impiantare e difendere la vegetazione, espropriare giardini di pregio alle ville, reinventare la viabilità di accesso e di uscita. Ma cambiare la percezione stessa di come la spiaggia gioiello va fruita, a iniziare proprio dai vicini sassaresi e portotorresi, principali autori della protesta.

Vado avanti. «La gente può dire quello che vuole – sottolinea il sindaco di Stintino –. L’idea di vietare gli asciugamani non è una nostra invenzione, tutto il piano è basato su studi scientifici nei quali l’asciugamani è indicato tra i maggiori pericoli, perché quando è umido trattiene moltissima sabbia, oltre a impedire alla spiaggia di ossigenarsi e di asciugarsi. Insieme a lavapiedi, controlli delle guardie giurate delle dune, ai borsoni sostituiti con shopper trasparenti, sono tasselli di un grande puzzle che devono andare tutti insieme per salvare la Pelosa, l’unica cosa che conta».

Il gioiello fragile. «Quello che la gente sembra non voler capire – sottolineano Maurizio Costa e Paolo Falqui – è che l’ecosistema Pelosa è molto complicato e soprattutto delicatissimo. La spiaggia è relativamente giovane, e si è creata per un insieme di concatenazioni irripetibili. Se solo un tassello va fuori posto può sparire per sempre». Loro sono due dei super esperti di Criteria, la capofila del gruppo di imprese che da 10 anni è all’opera per mettere in piedi il maxi progetto di tutela, protezione e valorizzazione della spiaggia da 18 milioni. Nel 2019 partirà il primo lotto da 5 milioni che prevede appunto la demolizione della strada. Ma geologi, matematici, ingegneri idraulici e marittimi, sedimentologi e botanici che hanno sviscerato ogni aspetto possibile del “problema Pelosa” sanno bene che è solo l’inizio.

Numero chiuso. «L’esito finale deve essere il numero chiuso – spiegano – ma per farlo serve inserire la spiaggia in un sistema parco, o di area protetta. Altrimenti non si può bloccare l’accesso a un bene demaniale. La partita è complessa e lunga». Aspettando però è inconcepibile che la spiaggia soccomba per una pressione antropica insostenibile. «Il problema dei teli da mare è reale, sia per la sabbia che portano via che per la copertura della spiaggia che ne impedisce l’ossigenazione e la “movimentazione”. Ma anche il semplice peso della gente sulla sabbia ne cambia la natura, compattandola all’eccesso. E la Pelosa vive sul continuo interscambio di sabbia tra il mare e le dune. La pressione poi la abbassa, e la rende più aggredibile dalle onde. Sembra poca cosa ma basta a rendere vano qualsiasi progetto di salvaguardia».

Con buona pace degli ambientalisti da tastiera, che preferiscono non lasciare a casa teloni, borse frigo e racchettoni. Costi quel che costi.

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