La Nuova Sardegna

Il settore lattiero caseario sorride ai trasformatori

di Giulia Serra
Il settore lattiero caseario sorride ai trasformatori

A Macomer si è parlato di crisi superata, crescita e successo del pegno rotativo Paci: occorre più capacità di andare sui mercati, adeguamento e tecnologia

23 febbraio 2018
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MACOMER. «Abbiamo bisogno di capacità di andare sui mercati, di adeguamento e di tecnologia e di certo la Regione può favorire questi processi»: così Raffaele Paci rivolgendosi ai diversi attori della trasformazione del settore lattiero-caseario riuniti a Macomer in una sala stracolma: era il convegno sulla programmazione finanziaria annuale del comparto organizzato da Fidicoop Sardegna, da Legacoop e Confindustria Sardegna, in collaborazione col Consorzio di tutela del Pecorino Romano.

Paci mette il dito nella piaga: «Chi sono i soci delle cooperative? Gli stessi produttori associati alle organizzazioni. Ecco, produttori associati alla più grande associazione, la Coldiretti, in contrapposizione con la gran parte delle cooperative, che poi sarebbero loro stessi. Stiamo parlando di un settore vitale per la nostra economia e della nostra società e per questo io credo che non possiamo lasciarlo in queste condizioni. Ci dev'essere ricchezza certa e non assistita».

Parla dei pastori, l'assessore regionale, ma ad ascoltarlo c'è una platea che rappresenta l'altra metà del settore agro-pastorale, quello che trasforma e che decide. E infatti a emergere sono la crisi superata, il mercato che riprende vigore, i numeri del Pecorino romano e la distanza che rende quasi inconciliabili le due parti distinte di quella che dovrebbe essere una stessa famiglia. Così, se il mondo agro-pastorale, quello della produzione, attraversa una congiuntura economica nerissima, il mondo della trasformazione guarda avanti e sembra procedere con passo spedito. A fornire i dati è il presidente del Consorzio Pecorino romano, Salvatore Palitta: una crescita del prezzo con un valore di 7,7 euro al kg a febbraio, +12,6% delle vendite in Italia nel 2016/2017; +30% del mercato Usa, quello di maggior peso. Positivo anche il dato sulle giacenze, che a gennaio 2018 si sono ridotte di 80 mila quintali.

Così si parla di aspetti finanziari e di pegno rotativo, strumento messo in campo e concretizzatosi grazie al protocollo d'intesa sottoscritto lo scorso aprile tra Regione, Abi, Consorzio di tutela e organismi di settore: il formaggio può essere destinato a garanzia di linee di credito da concedere per la riqualificazione di finanziamenti in scadenza o per la concessione di prestiti di campagna. Ciascuna azienda può, volendo, mantenere il proprio prodotto seppure dato in pegno. Dallo dicembre, da strumento straordinario anticrisi quale era, il pegno è stato trasformato in strumento ordinario e stabile per affiancare tutte le misure a sostegno.

«Oggi la situazione economica è in miglioramento, anche per l'ovicaprino – dice Giuseppe Cuccurese, presidente regionale Abi –, ma siamo arrivati all'ultimo minuto. Quando a luglio 2016 è stato emesso il decreto sul pegno rotativo la situazione era critica. Una delle prime volte che gli attori hanno capito la necessità di trovare una strada comune. Tutti abbiamo fatto bene il nostro mestiere e siamo riusciti a bloccare il crollo del prezzo, cercando di utilizzare il magazzino per garantire il debito». Riccardo Barbieri, Fidicoop: «C'è un nuovo approccio dei produttori sul mercato dell'ovicaprino anche alla luce del cambiamento dei fabbisogni finanziari delle imprese, il settore è sempre più orientato a comportamenti coerenti e non a scelte speculative di breve periodo».

«Il pegno rotativo è uno strumento utile a creare condizioni di programmazione – spiega Claudio Atzori, presidente Legacoop –, e assistiamo a un buon risultato che non ci deve, però, far pensare che tutto sia risolto. Ognuno deve svolgere il suo ruolo assumendosi le proprie responsabilità». Nel suo intervento per Confindustria Sardegna, Pierluigi Pinna ribadisce che è importante entrare nei nuovi mercati, oltre quello italiano e Usa ce ne sono tanti altri, e si deve spingere sull'internazionalizzazione guardando a quelli in espansione. «Occorre programmare e trovare strumenti adeguati» dice, sottolineando che il Consorzio dovrà aggiornare un disciplinare di produzione del romano ormai inadeguato.

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