La Nuova Sardegna

PdS: allarme diabete, ma non per la Regione

PdS: allarme diabete, ma non per la Regione

L’accusa: nell’isola seconda al mondo per incidenza mancano i sensori. Arru: facciamo il massimo

01 marzo 2018
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CAGLIARI. Il Partito dei sardi definisce il diabete un’emergenza nazionale e, al di là della foga indipendentista, ha ragione. Anche se, in un comunicato di replica, l’assessore alla sanità Luigi Arru farà sapere: «Stiamo facendo il massimo». La verità è che, in Sardegna, il diabete è una malattia cronica e sociale. Lo confermano i numeri e le statistiche: 100 mila casi conclamati e in aumento, seconda regione al mondo, dopo la Finlandia, per incidenza della patologia fra la popolazione, prima se la fascia dei pazienti è nella fascia fra zero e 14 anni.

«Eppure – è stata la denuncia del consigliere regionale Augusto Cherchi – la Sardegna è l’unica regione, insieme alla Puglia, a non garantire ai diabetici i sensori di ultima generazione per il controllo automatico della glicemia, costringendoli a pagarselo, 150 euro ogni 30 giorni, oppure a usare ancora tester ad ago ormai arcaici. Cioè ogni diabetico deve continuare a “pungersi” almeno 300 volte al mese». È una contraddizione – ha sottolineato Paolo Maninchedda, segretario Pds «non solo sanitaria, ma anche politica ed è altrettanto paradossale che un partito della maggioranza debba lanciare un appello al presidente della Regione, perché spazzi via questa decisione di chi ha scritto il Piano terapeutico regionale, dove sono indicati i farmaci e gli apparecchi sanitari pagati o rimborsati dal sistema sanitario sardo».

Se il motivo del rifiuto è quello dei costi, Augusto Cherchi ha denunciato: «Oggi il diabete incide sul bilancio della sanità per 300 milioni, ma se invece di migliorare la qualità della vita dei pazienti grazie alla tecnologia, la peggioriamo, quella stessa malattia sociale, che col tempo si sa può avere pesanti complicazioni, rischia di essere almeno del doppio». In altre parole, «se non c’è un investimento oggi, un domani avremo un costo sociale molto più elevato e di cui qualcuno dovrà rispondere», ha sottolineato Franciscu Sedda, presidente del Pds, per poi annunciare «un inevitabile mobilitazione se non arriveranno le risposte che sollecitiamo da tre anni».

Il Partito dei sardi ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio regionale e una prima replica è arrivata comunque dall’assessore alla sanità. «Siamo consapevoli – scrive Arru – dei dati sull’incidenza del diabete e per questo all’inizio della legislatura abbiamo ricostituito la Consulta diabetologica, per dare una riposta efficace e uniforme ai pazienti, basata sulle indicazioni scientifiche internazionali. E infatti i dispositivi da prescrivere, acquistare, utilizzare sono indicati da chi quotidianamente si occupa della patologia e in ogni caso lo specialista può già prescrivere determinati presidi in deroga alle disposizioni regionali». La risposta non ha però convinto Augusto Cherchi, che ha detto: «Dall’assessore è arrivata la conferma dell’esistenza di vincoli assurdi sul come è affrontata una malattia sociale». Ancora più pesante la replica del capogruppo Gianfranco Congiu: «Arru s’è difeso con parole inutili e irresponsabili. Anche di questo dovrà rendere conto in Consiglio. Presenteremo una mozione di sfiducia». (ua)

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