La Nuova Sardegna

La sfida due giorni dopo la firma a Roma

La sfida due giorni dopo la firma a Roma

L’attentato all’assessore comunale di Teti arriva due giorni dopo la firma a Roma dei patti per la sicurezza. Un atto successivo alla visita del ministro dell’Interno Marco Minniti nell’isola, a...

03 marzo 2018
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L’attentato all’assessore comunale di Teti arriva due giorni dopo la firma a Roma dei patti per la sicurezza. Un atto successivo alla visita del ministro dell’Interno Marco Minniti nell’isola, a gennaio, sollecitata dall’Anci: la Sardegna, da sempre, vanta un numero alto di attentati agli amministratori locali e chiede interventi per garantire sicurezza e ripristinare la legalità. I patti firmati tra Pigliaru e Minniti viaggiano proprio in questa direzione e per questo sono stati accolti con soddisfazione. L’obiettivo è fare sentire i cittadini più sicuri, nelle grandi città ma soprattutto nei piccoli paesi dell’interno dove il fenomeno degli attentati agli amministratori è più diffuso. Per questo la giunta Pigliaru, con il sostegno dello Stato, ha deciso di andare avanti nel piano che prevede l’installazione di impianti di videosorveglianza nei comuni. Oltre ai 7 milioni di euro già stanziati, è stato deliberato di destinarne al progetto ulteriori 25. Ovviamente le telecamere da sole non bastano. Una delle richieste più volte formulate dai sindaci è quella di vedere un numero maggiore di divise a presidiare i territori così da diffondere una percezione di sicurezza superiore rispetto a quella attuale. Il ministro degli Interni ha accolto la richiesta ed è stato deciso che in Sardegna non saranno chiusi presidi di forze dell’ordine, polizia, carabinieri e altri corpi e dove possibile gli organici saranno potenziati. È stata accolta con soddisfazione la notizia che a Macomer riaprirà la caserma della Guardia di finanza, ospitata in una struttura che sarà messa a disposizione dall’amministrazione comunale. Una decisione legata alla imminente apertura a Macomer del Cpr, il Centro permanente per i rimpatri, unico nell’isola, destinato ad accogliere 100 migranti arrivati in Sardegna in maniera irregolare. Soprattutto algerini, che approdano sulle coste del Sulcis con barchini e gommoni e non chiedono asilo politico. Un fenomeno preoccupante secondo la Regione e il Ministero, da arginare attraverso una politica di rimpatri veloce ed efficace. (si. sa.)

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