La Nuova Sardegna

Reflui e siccità, cambiano le regole

Reflui e siccità, cambiano le regole

Risparmi idrici in agricoltura: cade l’obbligo di miscelare con acqua grezza

08 marzo 2018
2 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Per irrigare le colture destinate al consumo a crudo sfruttando i reflui non sarà più necessario miscelare l’acqua depurata con quella grezza: è quanto stabilisce la delibera di modifica alla direttiva del 2008 approvata ieri dalla Giunta regionale e che elimina alcune limitazioni nell'ottica di consentire un maggior utilizzo della risorsa idrica. Un provvedimento che in tempi di siccità e di esigenza di una migliore gestione della risorsa non può che essere accolto con favore.

Viene quindi eliminato l’obbligo di utilizzare le acque depurate in un rapporto di uno a uno: un metro cubo di refluo contro uno di acqua grezza proveniente da sistemi di accumulo (ad esempio dighe). Accadeva quindi che per irrigare con l’acqua recuperata se ne dovesse mettere in rete la stessa quantità del tipo utilizzabile per usi potabili. Se si considera che diversi consorzi di bonifica della Sardegna rischiano di non poter fornire acqua alle campagne perché non si raggiunge la quota di invaso sufficiente nei bacini, si comprende bene la logica che ha portato alla modifica delle regole. Con l’eliminazione del vincolo della miscelazione è possibile garantire, in alcuni casi, un risparmio della risorsa idrica grezza, ma è anche possibile rendere maggiormente disponibili, per l'utilizzo diretto, i volumi idrici delle acque reflue depurate che senza risorsa grezza rischiavano di restare inutilizzati. Ora invece potranno essere immessi in rete a prescindere dalla criticità degli invasi.

La precedente direttiva era volta a garantire al massimo la purezza della risorsa, considerando che nei confronti dei reflui c’erano dei pregiudizi che in realtà non hanno più ragione di esistere, visto che le tecnologie di ultima generazione garantiscono una depurazione di altissimo livello. E le modifiche apportate sono in linea con la normativa nazionale: restano infatti immutati i richiesti requisiti di qualità chimico-fisica e microbiologica dell’acqua in uscita dagli impianti di recupero.

A questo si aggiungono i risparmi sui costi che si sarebbero dovuti sostenere per realizzare le infrastrutture da utilizzare per la stessa miscelazione. Si calcola che il solo utilizzo dei reflui di Sassari garantirà 12 milioni di metri cubi di risorsa all’anno, che per essere utilizzati non necessiteranno più di una quantità d’acqua uguale da miscelare. (a.palm.)

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative