La Nuova Sardegna

Industriali, dubbi sull’Anas sarda

Industriali, dubbi sull’Anas sarda

Ruggiu: «Può diventare un vantaggio ma servono autonomia e professionalità»

10 marzo 2018
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SASSARI. Più veloce, più snella, più economica. Sono i vantaggi che dovrebbe garantire la nuova legge regionale sugli appalti, la misura che porterà in Sardegna la centrale operativa per i contratti che regolano la costruzione di opere pubbliche come strade, linee ferroviarie, dighe e altri progetti strategici.

Le reazioni politiche sono state diametralmente opposte, come impone l’etichetta: la maggioranza esulta (soprattutto la quota del Partito dei Sardi che ha dato i natali alla legge), l’opposizione critica duramente e racconta un’imminente impugnazione della legge da parte del Consiglio dei ministri. In mezzo ci sono i diretti interessati, tutti quelli che attendono novità da un settore complicato. Tra questi ci sono gli imprenditori di Confindustria che, però, hanno accolto l’Anas sarda senza i proverbiali squilli di tromba: «La legge è passata, aspettiamo la prova del nove prima di esprimere giudizi – spiega Giuseppe Ruggiu, presidente di Confindustria Nord Sardegna – Il linea teorica l’Anas sarda potrebbe andare bene, a patto che venga gestita in modo autonomo e in maniera professionale. Va benissimo concepire infrastrutture stradali e ferroviarie, per fare un esempio, ma è fondamentale che vengano progettate e appaltate in tempi certi. In questo settore è fondamentale tenere d’occhio il tempo, che deve essere il più breve possibile». Ma i dubbi non sono solo questi, c’è anche una quota di perplessità legata alle capacità: «Diciamo che ci sono esempi non proprio rassicuranti – aggiunge Ruggiu –. Quanti fondi europei la Regione è costretta a restituite ogni anno? Tantissimi. Con uno strumento come l’Anas sarda questi errori nella programmazione non possono esistere. La domanda è una: sappiamo progettare? La risposta è forse si, forse no. Speriamo bene a questo punto». Un altro capitolo che rischia di infiammare gli industriale e quello legato ai pagamenti, vera e proprio spada di Damocle che pende sulla teste di molte imprese: «Abbiamo visto tutti quello che può succedere, l’esempio è quello della Sassari – Olbia – spiega ancora il presidente di Confindustria Nord Sardegna –. L’opera è partita, ne sono stati inaugurati alcuni tratti ma i lavori sono ancora in corso e le ditte subappltatrici non sono ancora state pagate. E se non si pagano gli avanzamenti, le imprese vanno in sofferenza e rischiano di vedere saltare anche le coperture bancarie». Ma proprio in questa campo c’è una novità, una notizia che sembrerebbe ridurre la quota di perplessità degli industriali: «È vero, la nuova legge stabilisce che anche le imprese che lavorano in sub appalto possano essere pagate direttamente dall’ente committente, questo è obiettivamente un bel passo in avanti che dimostra come la gestione interna possa diventare un affare per le imprese sarde – conclude Ruggiu –, a patto che si mantenga l’indipendenza nelle scelte e si trovino la professionalità necessarie per questo tipo di lavoro. Servono professionisti gente in grado di seguire tutto, dalla A alla Z». Le riserve, insomma, non mancano. (c.z.)

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