La Nuova Sardegna

Corda: «Anas sarda, concorrenza a rischio»

di Antonello Palmas
Corda: «Anas sarda, concorrenza a rischio»

Il presidente dell’ordine del nord Sardegna: «La legge sugli appalti ci piace, ma ha zone d’ombra»

14 marzo 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «La legge regionale sugli appalti pubblici? Vogliamo vederla all’opera»: quasi un gioco di parole, ma è il sunto del pensiero di Lorenzo Corda, presidente degli ingegneri del nord Sardegna. Che premette: «Non siamo contro, ci sono tanti concetti che ci piacciono, come la centralità del progetto, la fase programmatoria, la semplificazione delle procedure, i premi alle attività di volontariato (noi l’abbiamo fatta per il sisma del centro Italia e il ciclone Cleopatra). Ma una cosa sono le intenzioni e un’altra è tradurre la norma in pratica».

Corda spiega che la legge regionale viene dopo una legge nazionale del 2006 corposa e con parecchie criticità, corretta nel 2016 con l’introduzione tra l’altro dell’Anac (l’autorità l’anticorruzione, che emana linee guida periodiche) e con ulteriori integrazioni nel 2017, la quale quindi non ha avuto il tempo di “sedimentarsi”: «È stata approvata forse con eccessiva velocità, quando sarebbe stato meglio attendere qualche giorno e consultare le professioni». Alcuni aspetti non sono chiari: «Ad esempio, quando si dice: che gli incarichi sotto i 20mila euro di progettazione vanno affidati preferibilmente a chi ha meno di 5 anni di iscrizione all’albo in caso di lavori non complessi, ci chiediamo cosa significhi “preferibilmente” e “non complessi”. Insomma, troppo spazio per la discrezionalità».

Tra le novità più interessanti, quella della società in house, la cosiddetta Anas sarda: «Tutte le società sarde di questo tipo gestiscono e programmano, ma nessuna progetta o realizza. La stessa Anas nazionale fa dei progetti preliminari che poi affida. Invece l’Anas sarda potrebbe farlo, a dispetto dei principi di trasparenza e concorrenza. Sembra di capire che potrebbe operare al di fuori delle procedure, tutta la filiera si svolgerebbe al suo interno e accadrebbe che il controllato coincide col controllore. Non siamo prevenuti, ma capite bene che abbiamo qualche perplessità. E se l’applicazione sul campo non ci piacerà, ci tuteleremmo».

Agli ingegneri piacciono novità come i piani di azione sugli acquisti verdi o la qualificazione dei professionisti responsabili dei procedimenti: «Tutte cose che ci stanno bene – dice Corda – . Ma se da una parte si vuole qualificare, dall’altra sembra si voglia accentrare. A nostro parere, questa è una filiera che si può autoregolare se ci sono norme che consentano a tutti di avere un proprio spazio di competenza. La Regione dovrebbe avere più competenze di gestione, programmazione e controllo, ma senza trascurare alcune fasce professionali importanti». Perché il timore dei professionisti è vedersi tagliati fuori dai giochi e per una categoria che negli ultimi 10-15 anni ha visto dimezzati i ricavi non è il top.

«Se davvero vogliono anche progettare ed eseguire – dice Corda – è chiaro che lascerebbero fuori chi progetta e chi realizza. Mi sembra logico. Dovrebbero farlo con una struttura interna che abbia le competenze. Esistono tra i dipendenti regionali? Se sì, chi lo controlla? Non si sa, perché non ci sarebbe concorrenza ne verifica come avviene in occasione dei bandi (e comunque le norme europee sono molto attente a questi aspetti). Se non ci sono, si dovrebbero seguire le procedure».

Poniamo che le professionalità siano salvaguardate: «L’Anac ha segnalato un paio di collisioni con la norma nazionale già prima dell’approvazione e probabilmente ci sarà qualche variazione. Se la norma regionale consentirà maggiore velocità nelle pratiche e nell’acquisire finanziamenti, muovendosi negli spazi lasciati liberi dalla legislazione nazionale, ben venga», dice Corda. «Ma spesso le variazioni legislative troppo repentine lasciano varchi in cui qualcuno si può infilare. Vigiliamo affinché il sistema funzioni, perché i dubbi frenerebbero le pratiche, non si apporrebbero le firme per paura di denunce e tutto si fermerebbe». Ovvero, proprio la situazione che si vorrebbe sanare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative