Un filo lega Mesina alla banda che voleva sequestrare la salma di Pavarotti
Dalle intercettazioni all’ex-primula rossa la chiave per sgominare due bande tra Sardegna ed Emilia. Contatti tra Grazianeddu e il capo della gang che voleva rapire le salme del tenore e di Enzo Ferrari
NUORO. Da una parte, la banda dei sardi in Emilia Romagna, a Modena, anno 2015: il progetto di rubare la salma di un personaggio famoso, possibilmente del mondo dello spettacolo, di Luciano Pavarotti o di Enzo Ferrari poco importava, pur di fare soldi facili. Dall'altra, la Baronia, in Sardegna: il sequestro lampo dei coniugi Giampaolo Cosseddu e Pietrina Secce commesso a Galtellì la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2007. La coppia, lui era allora direttore della filiale della Banca Intesa di Orosei, restò in balia dei banditi fino alle sei del mattino, poi marito e moglie furono caricati in auto per raggiungere la banca e costringere l'uomo ad aprire la cassaforte. Trentacinquemila euro, il bottino racimolato dal commando di malviventi.
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Due scene da film criminale, due fatti distinti, lontanissimi l'uno dall'altro, separati da otto anni di distanza. Eppure è grazie alle indagini del sequestro lampo che si è arrivati allo smantellamento della banda in Emilia. Le stesse indagini che già nel 2012 hanno portato ad aprire anche a un altro filone d'inchiesta: quello a carico di Graziano Mesina, l'ergastolano di Orgosolo che aveva ottenuto la grazia nel 2004 e che è tornato in carcere nel 2013, a 71 anni, con l'accusa di essere a capo di una banda dedita al traffico di droga e pronta a entrare in azione con un nuovo sequestro di persona.