La Nuova Sardegna

Un filo lega Mesina alla banda che voleva sequestrare la salma di Pavarotti

di Luciano Piras
Un filo lega Mesina alla banda che voleva sequestrare la salma di Pavarotti

Dalle intercettazioni all’ex-primula rossa la chiave per sgominare due bande tra Sardegna ed Emilia. Contatti tra Grazianeddu e il capo della gang che voleva rapire le salme del tenore e di Enzo Ferrari

18 marzo 2018
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NUORO. Da una parte, la banda dei sardi in Emilia Romagna, a Modena, anno 2015: il progetto di rubare la salma di un personaggio famoso, possibilmente del mondo dello spettacolo, di Luciano Pavarotti o di Enzo Ferrari poco importava, pur di fare soldi facili. Dall'altra, la Baronia, in Sardegna: il sequestro lampo dei coniugi Giampaolo Cosseddu e Pietrina Secce commesso a Galtellì la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2007. La coppia, lui era allora direttore della filiale della Banca Intesa di Orosei, restò in balia dei banditi fino alle sei del mattino, poi marito e moglie furono caricati in auto per raggiungere la banca e costringere l'uomo ad aprire la cassaforte. Trentacinquemila euro, il bottino racimolato dal commando di malviventi.

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Due scene da film criminale, due fatti distinti, lontanissimi l'uno dall'altro, separati da otto anni di distanza. Eppure è grazie alle indagini del sequestro lampo che si è arrivati allo smantellamento della banda in Emilia. Le stesse indagini che già nel 2012 hanno portato ad aprire anche a un altro filone d'inchiesta: quello a carico di Graziano Mesina, l'ergastolano di Orgosolo che aveva ottenuto la grazia nel 2004 e che è tornato in carcere nel 2013, a 71 anni, con l'accusa di essere a capo di una banda dedita al traffico di droga e pronta a entrare in azione con un nuovo sequestro di persona.

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