La Nuova Sardegna

Aree marine, nessun furto: solo un errore sulla cartina

di Alessandro Pirina
Aree marine, nessun furto: solo un errore sulla cartina

Il ministro Hulot fa mea culpa: «Pubblicazione sbagliata, va corretta subito» Due anni fa il sequestro di un peschereccio sardo da parte della gendarmeria

21 marzo 2018
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SASSARI. Il mare sardo svenduto ai francesi non sarebbe altro che un errore su una cartina geografica. La miriade di dichiarazioni, post ed esposti, anche contro Gentiloni, vengono superati e smentiti da uno stringato comunicato del ministro francese dell’Ambiente, Nicolas Hulot. «Nella elaborazione di un documento strategico per il Mediterraneo il 26 gennaio abbiamo avviato una consultazione on line, che si concluderà il 25 marzo – scrive –. Ci siamo resi conto che le prime cartine pubblicate contengono errori sui confini marittimi con l’Italia: queste carte sbagliate saranno corrette quanto prima». Insomma, nessun furto di mare, nessuna resa alle decisioni unilaterali di Parigi, ma solo un refuso grafico. Che però in Italia ha scatenato il putiferio. Con addirittura il premier Paolo Gentiloni sul banco degli imputati. Anzi, accusato da più parti di essere il vero colpevole di questa perdita di sovranità sulle acque tra la Sardegna e la Corsica. Tutto perché il 21 marzo 2015 Gentiloni era alla Farnesina e fu lui insieme all’allora ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, a sottoscrivere il trattato di Caen. L’accordo tra Italia e Francia all’origine del malinteso. O ai tempi di internet, della bufala o fake news.

L’intesa Italia-Francia. La firma del trattato di Caen risale a tre anni fa, ma in realtà i negoziati tra Italia e Francia sono andati avanti per anni. Dal 2006 al 2012. Hanno dunque attraversato governi di centrosinistra e centrodestra. E i ministri francesi si sono dovuti confrontare sia con Prodi che con Berlusconi. Governi di cui facevano parte sia la Lega che la stessa Giorgia Meloni, ai tempi ministro, oggi tra le più agguerrite nel cavalcare la protesta contro lo scippo di mare, invocando addirittura l’intervento del Quirinale.

I confini. La revisione dei confini marittimi tra Italia e Francia si era resa necessaria perché troppo incerti nel tratto di mare tra Sardegna, Corsica, Liguria e Toscana. In base al trattato di Caen alla Francia andrebbe la fossa del Cimitero, nella zona di Imperia, più un'altra area tra la Corsica e l'isola d'Elba. In cambio, l'Italia otterrebbe tre secche tra la Capraia, l'Elba e la Corsica. Usare il condizionale è d’obbligo perché lo scambio non ha per ora alcun effetto, visto che l'Italia, a differenza della Francia, non ha ancora ratificato l'accordo. E senza l’ok del Parlamento nessun trattato internazionale può entrare in vigore. Anche se, in questi giorni, si è letto e sentito di tutto. Tanto da spingere addirittura il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a sottolineare come «una decisione unilaterale della Francia non possa avere efficacia nei confronti di un altro Stato. Se accadesse sarebbe una appropriazione indebita e un fatto che non può essere accettato». Anche il ministero degli Esteri italiano è intervenuto per bollare la notizia del furto di mare «destituita di ogni fondamento».

I precedenti. Insomma, i confini marittimi tra Italia e Francia non hanno subito modifiche, perlomeno fino a quando - e a questo punto chissà se avverrà mai - il trattato non verrà ratificato dal Parlamento. Certo è che questa incertezza crea non pochi problemi. Al di là delle dichiarazioni e dei post dal sapore politico. Perché i confini marittimi volubili tra Italia e Francia possono rivelarsi un handicap per i pescatori italiani. Ne sanno qualcosa i due pescherecci - il Mina salpato dalla Liguria e il Cecilia da Alghero - che due anni fa furono fermati dalla gendarmeria francese, convinta che il trattato di Caen fosse già in vigore, e “liberati” solo dopo il pagamento di una cauzione. Due incidenti di percorso che rischiarono di trasformarsi in incidenti diplomatici, tanto che il ministero degli Esteri francese fu costretto a presentare le scuse alla Farnesina. Insomma, nessuno può accusare la Francia di volersi appropriare di pezzi di mare italiani, ma di certo su quella linea di confine occorre mettere un po’ d’ordine.

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