La Nuova Sardegna

Sempre più sfruttata: nell’isola cancellati 240 ettari di terreno vergine in un anno

Luca Rojch
Sempre più sfruttata: nell’isola cancellati 240 ettari di terreno vergine in un anno

Aumenta la velocità del consumo del suolo. Gallura e Sassarese in vetta per superfici perse

21 marzo 2018
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SASSARI. Una megavilla di 545 metri quadri. È la quantità di suolo che ogni sardo ha consumato fino a oggi. Dati che segnano un’accelerazione e diventano ancora più importanti nelle aree in cui il cemento diventa più pregiato. Quelle ad alta vocazione turistica.

In tempi di battaglia sulla legge urbanistica e sul Piano paesaggistico i dati sul consumo del suolo bastano da soli a far capire quanto siano indispensabili regole certe.

I numeri arrivano dal Ministero, per essere precisi dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, che con attenzione misura ogni metro quadro che viene coperto dal cemento. L’impatto del consumo del suolo nell’isola che ha vinto il premio europeo per le sue foreste sembra di poco conto. In termini assoluti è lontanissima dalla landa grigio cemento armato che è diventata la Lombardia. Ma se messi in paragone con la popolazione o con il ritmo di crescita si scopre che anche in Sardegna c’è una innata vocazione all’amore per il blocchetto.

Le linee. Le posizioni filosofiche sulla politica sull’urbanistica sembrano avere una verità assoluta. Un assioma che tutti considerano come verità intangibile. Stop al consumo del suolo e sì al recupero di quello che già esiste. Ma se la filosofia è verde la matematica è grigia. In Sardegna sono stati consumati in un anno 239 ettari, il 3,75 per cento della superficie totale dell’isola. Il dato nazionale è più che doppio: il 7,64. Ma a far scattare il campanello di allarme deve essere il ritmo di crescita del suolo consumato in un anno. In Italia è dello 0,23 per cento. In Sardegna dello 0,26 per cento. Gli ettari totali coperti nell’isola sono oltre 90mila.

Cancellato. La Sardegna è tra le ultime per suolo consumato. 904 chilometri quadrati di territorio contro i 3mila chilometri della Lombardia o 2400 del Veneto. Ma se si guarda l’incremento percentuale del suolo consumato in un solo anno l’isola scala la classifica. È quinta, preceduta solo da Sicilia (0,39), Campania (0,32), Lazio (0,28), Puglia (0,27). Poi appunto la Sardegna a 0,26 per cento. In un solo anno gli ettari consumati sono 239 nell’isola. In tutta Italia 5197.

Ma il dato diventa ancora più interessante se si fa il parallelo su quanti metri quadri pro capite ha consumato ogni sardo. Sono 545, contro una media nazionale di 380. Un dato che ribalta gli schemi e pone l’isola al sesto posto.

Province. Anche più rivelatrice la lettura fatta per Province. Perché anche in questo caso i dati rispecchiano molto il valore potenziale del mercato immobiliare. La provincia in cui si è utilizzato più suolo vergine nell’ultimo anno è Sassari, con 66 ettari. Seguita dalla Gallura con 63. Una distanza siderale dall’ettaro, sì solo uno, cancellato in tutto il Medio Campidano e dai 3 della provincia di Carbonia-Iglesias. A Oristano gli ettari consumati sono nove, in Ogliastra 12, a Nuoro 40 e a Cagliari 45.

Dai numeri. La lettura dei numeri indica come il consumo del suolo abbia subito un’accelerazione in questi ultimi anni in Sardegna. Un dato in controtendenza rispetto ad altre zone della penisola in cui la politica del recupero dell’esistente ha già preso piede. E i numeri indicano in modo ancora più forte che la legge urbanistica diventa sempre di più un testo fondamentale per dare regole e ordine. E soprattutto una visione urbanistica per il futuro della Sardegna.

@LucaRojch. @RIPRODUZIONE RISERVATA



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