La Nuova Sardegna

Ustionata nel rogo, perizia sulla Pitzalis

Ustionata nel rogo, perizia sulla Pitzalis

La donna, viva per miracolo, è indagata per l’omicidio dell’ex compagno. Sotto esame le ustioni

28 marzo 2018
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SASSARI. Alla verità raccontata da Valentina Pitzalis lei non ha mai creduto. «Il mio Manuel era troppo buono, mai e poi mai avrebbe fatto una cosa simile». Lei è Roberta Mamusa, la madre di Manuel Piredda, il ragazzo morto nell’incendio scoppiato nella sua casa a Bacu Abis, Carbonia, il 17 aprile del 2011. In quel rogo rimase ferita in maniera gravissima la Pitzalis, da cui Piredda si stava separando. La donna riportò ustioni profonde su tutto il corpo e da allora è stata sottoposta a numerosi interventi chirurgici. La Pitzalis puntò il dito contro l’ex compagno: «È stata colpa sua, ha cercato di uccidermi gettandomi addosso della benzina e mi ha dato fuoco. Invece lui è morto e io sono viva per miracolo». Sino a pochi mesi fa, non c’erano dubbi sulla versione fornita dalla donna, diventata simbolo delle vittime di violenza. Poi, su spinta dei legali della famiglia di Manuel Piredda alla luce di alcuni ritrovamenti giudicati interessanti, le indagini sono state clamorosamente riaperte. E Valentina Pitzalis è stata indagata per incendio doloso e omicidio. Ieri pomeriggio a Sassari, nell’istituto di medicina legale è stata fatta una perizia sulla donna, per valutare se le ustioni presenti sul corpo siano compatibili con la dinamica da lei raccontata. Erano presenti oltre ai periti incaricati dal tribunale anche quelli della famiglia e quello nominato dalla Pitzalis. L’esame rappresenta la seconda fase dell’incidente probatorio disposto dalla Procura. Il terzo passaggio prevede la riesumazione della salma di Manuel Piredda per eseguire l’autopsia e stabilire così le esatte cause della morte. «Un esame che andava fatto subito – dice Roberta Mamusa – è questa una delle stranezze che abbiamo denunciato. Insieme al fatto che ci hanno tenuti lontani dalla salma di nostro figlio e sono state bruciate le sue fotografie, anche i documento d’identità. Da sempre è stato dato credito alla versione della Pitzalis nonostante le incongruenze. Io dopo l’iniziale stordimento provocato dalla notizia della perdita del mio unico figlio – un ragazzo buono, la mia gioia più grande – ho capito che dovevo alzare la voce e pretendere la verità. Io sono una madre che vive solo per ottenere giustizia, lo devo a Manuel. Io e mio marito Giuseppe non abbiamo mai avuto dubbi: è stata quella donna, una persona cattiva, è lei che ce l’ha portato via». (si. sa.)



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