La Nuova Sardegna

Gli auguri dei vescovi «L’isola non si rassegni»

di Mario Girau
Gli auguri dei vescovi «L’isola non si rassegni»

Nelle parole dei prelati anche l’invito alla speranza e alla solidarietà dei fedeli  Attenzione a problemi come la disoccupazione giovanile e le famiglie in difficoltà

01 aprile 2018
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SASSARI . L’esortazione a sperare e a non rassegnarsi è stata condensata negli auguri pasquali firmati dai vescovi sardi, da dove spicca un invito alla solidarietà e alla fede, accompagnata dalle opere. Nonostante i problemi che si vivono tutti i giorni in Sardegna, soprattutto la disoccupazione giovanile e la difficoltà delle famiglie. Sperare e lottare anche quando «La nostra bella terra sarda, segnata da una storia di isolamento, sfruttamento e di sofferenza, sembra incapace – come dice il vescovo di Nuoro, Mosè Marcia – di risorgere e cerca altrove la soluzione ai suoi problemi».

Monsignor Gian Franco Saba, nella sua prima Pasqua da vescovo augura alla sua Chiesa turritana di vivere «la santa inquietudine di condividere la gioia, riconoscente dei doni salvifici ricevuti, aperta all’altro». «Condividendo con chi è nel bisogno, la nostra Chiesa - evidenzia monsignor Mauro Maria Morfino (Alghero-Bosa) – esce dall’afasia, diventa evangelicamente eloquente e ridesta in coloro che vedono, qualcosa di grande: un desiderio, un ricordo, una memoria, ciò che è irrinunciabile dell’umano: la solidarietà nell’amore». Per questo, Arrigo Miglio ( arcivescovo di Cagliari) indica la direzione di un impegno cristiano: «L’annuncio del Risorto va portato anche sulle piazze, in una società che troppo spesso vive rassegnata e ripiegata sul passato, oppure disorientata e senza speranza. Abbiamo bisogno di percorrere vie di risurrezione con i giovani, camminando con loro, ascoltandoli, scoprendo la loro bellezza, aiutandoli ad incontrare Gesù risorto e vivo che va loro incontro sulla strada e intorno alla mensa. Cammini di risurrezione per le famiglie, specialmente quelle maggiormente ferite dalla vita e dai fallimenti, diventando compagni discreti sulla strada di Emmaus, scoprendo – dice il presidente regionale dei vescovi – la presenza del Risorto prima e al di la di regole e canoni, che sono sì paletti per non andare fuori rotta ma non sbarramenti e ostacoli che rendono impossibile la corsa verso di Lui. Cammini di risurrezione per il lavoro: é un problema di tutti e non solo di chi ne è privo, con tante situazioni da sbloccare e buone pratiche da sostenere».

La strada della speranza anche nei messaggi dei vescovi di Ales Terralba e di Ozieri. «Quando l’oscurità e le difficoltà sono presenti nella nostra vita, lasciamo entrare la luce della speranza – raccomanda padre Roberto Carboni. «Quando la speranza vince la rinunzia che viene dal limite e dall’impotenza, è Pasqua e ne sperimentiamo la gioia– spiega invece monsignor Corrado Melis.

«Lasciamoci attirare da Lui, per imparare anche noi ad affrontare – dice Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias – la nostra esistenza personale e comunitaria, senza cedere alla rassegnazione, all’indifferenza, all’egoismo, perseverando nell’impegno per il bene comune». Da affermato teologo l’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, spiega che «Il cristianesimo non è la religione dei comandamenti, ma delle virtù e delle beatitudini come vita, dinamismo, creatività. Ognuno troverà tempi e modi per dire una buona parola, compiere un gesto di carità e testimoniare quindi la gioia del Vangelo».

Per monsignor Antonello Mura, vescovo di Lanusei «Un credente appassionato sa che ogni giorno deve vincere la tentazione della mediocrità, della diffidenza mista a indifferenza». Solo così in ogni comunità «potranno suonare le campane – come auspica l’arcivescovo di Sassari, Gianfranco Saba – per annunciare la gioia della vita nuova».

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