La Nuova Sardegna

Aste pilotate a Tempio inchiesta chiusa: 11 indagati

di Tiziana Simula
Aste pilotate a Tempio inchiesta chiusa: 11 indagati

Vendita di villa Ragnedda, tra i magistrati coinvolti anche l’ex presidente Cucca

05 aprile 2018
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TEMPIO. Undici indagati. E un nome eccellente: quello della presidente della Corte d’appello di Cagliari ed ex presidente del tribunale di Tempio, Gemma Cucca. La Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla presunta turbativa d’asta relativa alla vendita della villa dell’imprenditore di Arzachena Sebastiano Ragnedda, aggiudicata con un abbattimento del 25 per cento sul prezzo a base d’asta per la presenza di un occupante che, in realtà, era già morto. Un’inchiesta che ha travolto il palazzo di giustizia gallurese, finito nella bufera giudiziaria da quasi due anni, che vede coinvolte undici persone: sei magistrati, due avvocati, un perito e due cancellieri. Tutti accusati di turbativa d’asta o di ipotesi di reato collegati all’accusa principale. A tutti loro, ieri, la polizia giudiziaria ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari condotte dal pubblico ministero romano Stefano Rocco Fava. Ora i difensori avranno venti giorni di tempo per depositare memorie difensive e richiedere eventuali interrogatori.

Destinatari del provvedimento sono il giudice delle esecuzioni del tribunale di Tempio Alessandro Di Giacomo, già sospeso per un anno dalle sue funzioni da un’ordinanza firmata dal gip di Roma Giulia Proto nel dicembre scorso; gli aggiudicatari della villa di Baia Sardinia, i magistrati Andrea Schirra e sua moglie Chiara Mazzaroppi (entrambi in servizio a Cagliari), figlia di Francesco Mazzaroppi, ex presidente del tribunale di Tempio ed ex presidente della Corte d’appello di Sassari ai tempi dell’aggiudicazione dell’immobile, anche lui indagato e ritenuto dalla procura capitolina il “regista” dell’operazione. Indagati anche due avvocati del foro di Tempio, Giuliano Frau e Tomasina Amadori, marito e moglie, legali di Mazzaroppi e Schirra, e il perito nominato dal tribunale per valutare l’immobile venduto all’asta, Ermanno Giua, accusato di falsa perizia, raggiunto anche lui dalla misura interdittiva di un anno disposta dal gip di Roma. Secondo l’accusa, Di Giacomo avrebbe favorito, in concorso con gli altri indagati, l’aggiudicazione della villa di Ragnedda, acquistata nell’asta del 26 gennaio 2016 da Andrea Schirra e Chiara Mazzaroppi per 472mila euro. Tra gli indagati spicca il nome eccellente della presidente della Corte d’Appello di Cagliari, Gemma Cucca. Il pm Fava le contesta, quand’era presidente del tribunale di Tempio, e in relazione a un’ispezione dell’Ispettorato generale del ministero della giustizia di «aver sottoscritto falsamente una nota che, in realtà, era stata redatta dallo stesso Di Giacomo, che era il magistrato la cui condotta la dottoressa Cucca avrebbe dovuto valutare e vigilare». La presidente, sostiene l’accusa, avrebbe rivelato a Di Giacomo di essere sottoposto ad ispezione ministeriale e lo avrebbe favorito «consentendogli di redigere la nota, poi sottoscritta da lei stessa».

«Ritengo totalmente infondate le accuse mosse alla presidente, di cui abbiamo preso atto dalla lettura dell’avviso delle conclusioni indagini – dice l’avvocato Agostinangelo Marras – Sono pronto a preparare le opportune difese».

Indagata anche il giudice Elisabetta Carta, attualmente in forza al tribunale di Sassari, già sospesa per sei mesi dall’esercizio delle sue funzioni, finita sotto inchiesta per rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. È accusata di aver disposto le intercettazioni avvisando però gli interessati, gli avvocati Frau e Amadori. Proprio ieri davanti al tribunale di Roma si è discusso l’appello contro l’ordinanza di sospensione disposta dal gip romano. La Carta, assistita dall’avvocato Ivano Iai, ha reso dichiarazioni spontanee negando di aver mai rivelato niente a nessuno. Indagati, infine, anche due cancellieri del tribunale di Tempio, Francesca Debidda e Maurizio Fara.

Il fascicolo era stato aperto dopo la denuncia della moglie di Ragnedda, Patricia Alejandra Gomez, diventata dopo la morte dell’imprenditore, legale rappresentante delle due società proprietarie della villa (Rebus srl) e del terreno (Cavallino Bianco spa), la quale segnalava anomalie nell’aggiudicazione dell’immobile. Denuncia è stata presentata anche dalla creditrice Unipol assicurazioni.

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