La Nuova Sardegna

Non solo turismo balneare: la Sardegna scommette sui borghi autentici

di Giandomenico Mele
Una veduta di Bosa
Una veduta di Bosa

L'assessore regionale Argiolas: sì ai grandi numeri, ma no al modello Baleari. Murru (Geasar): i voli ci sono, bisogna ampliare la domanda

05 aprile 2018
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OLBIA. Il metodo deduttivo applicato al turismo. La Regione ha chiamato uno Sherlock Holmes per capire come uscire dalla monocultura del balneare e aprire le nuove frontiere per un mercato che muta alla velocità della luce. Baleari, un quarto del territorio sardo e 3,5 milioni di turisti nel solo mese di ottobre. Quanti in Sardegna da giugno ad agosto. Alla faccia della stagionalità. “Elementare Watson” direbbe il famoso investigatore partorito dalla penna di Conan Doyle. Quello che ha fatto Josep Ejarque, studioso e guru riconosciuto di “destination management”, è stato andare a caccia della domanda. Chi sono i turisti e cosa vogliono? Un approccio che ha intercettato l’interesse della Regione, che con l’assessore al Turismo, Barbara Argiolas, ha sposato il programma “Sardina Tourism Call2Action”. Ieri mattina all’aeroporto di Olbia si è svolto il primo dei sette incontri tematici previsti, dedicato a “borghi autentici e turismo rurale”.

I nuovi flussi. Moduli tematici che partono e riconducono al metodo, con quella circolarità che rappresenta la vera rivoluzione dogmatica per intercettare i molto più concreti nuovi flussi turistici, in periodi dell’anno diversi da quello estivo. L’Araba Fenice del turismo sardo. «Partiamo da un concetto, la Regione svolge la sua funzione di facilitatore tra imprese, enti e cittadini, aiutando a intercettare una domanda di turismo, con un’offerta che sia riconoscibile e acquistabile – spiega l’assessore Barbara Argiolas –. Certamente vogliamo i grandi numeri estivi, ma puntiamo anche sulla qualità e la capacità di spesa dei turisti. Siamo pronti a intercettare nuovi flussi turistici? Gli albergatori già lo fanno, anche i Comuni sono in grado di farlo. Sul fronte dei servizi resta tanto da fare. Per questo la valorizzazione dei borghi autentici presenta anche un modello che vuole puntare, per esempio, sul piccolo commercio o la ristorazione. Vivere un’esperienza di comunità».

Baleari o borghi? La chiave di interpretazione che sta nei numeri viene fornita da Lucio Murru, direttore commerciale di Geasar, la società che gestisce l’aeroporto Olbia-Costa Smeralda. Il dato che fa scattare in piedi dallo stupore è quello della destinazione. «Sfatiamo subito un mito, visto che abbiamo calcolato 143 collegamenti estivi diretti dalla Sardegna in Europa – sottolinea Murru –. Non esistono, dunque, problemi di collegamenti, ma di domanda. Dobbiamo allargare la domanda. Le Baleari hanno una stagionalità più netta della nostra, e sono grandi un quarto della Sardegna, eppure i suoi aeroporti registrano un traffico di 38 milioni di passeggeri». Stagionali, certo, «ma con grandi capacità di destagionalizzazione se è vero che in ottobre ci sono 3milioni e 600mila passeggeri, tanti quanti nel nostro picco». Ejarque non si può certo trasformare da Sherlock in Mr. Wolf, quello che “risolve problemi”, ma l’approccio metodologico diventa fondamentale. «Con il tema dei borghi autentici della Sardegna intendiamo mettere in risalto la personalità di questi luoghi, per differenziarli da altre offerte turistiche – spiega Josep Ejarque –. Il quesito se la Sardegna sia preparata a questa nuova domanda turistica, implica una risposta dubitativa. Non mi sembra ancora preparata a una domanda di turismo non balneare, con la diversificazione del sistema di accoglienza». «Parlare di borghi significa andare nella direzione giusta, sviluppare un modello che valorizzi i nostri Comuni – sottolinea la Argiolas -. Il modello Baleari non mi piace, la nascita dei borghi autentici, come i borghi di eccellenza e le bandiere arancioni, significa non solo migliorare il decoro urbano, o valorizzare l’integrazione delle filiere produttive, ma soprattutto combattere lo spopolamento: con un panificio che resta aperto tutto l’anno e non con un negozio di souvenir che apre a giugno e chiude a settembre».

Nuove tecnologie. Infine il concetto della proposta turistica declinata secondo il verbo delle nuove tecnologie. Tutto cambia in velocità, bisogna mettere benzina nel motore. «I tempi di reazione del mercato turistico prima erano nell’ordine dei 3 o 4 anni, oggi si parla di mesi – conclude Ejarque –. Il mercato è in rete e la Sardegna deve avere una proposta. Non ci si deve più presentare come territorio, ma con una proposta turistica originale”. Questo il metodo, in attesa dei primi risultati.

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