La Nuova Sardegna

Pesca, tante opportunità ma occorre fare sistema

di Giandomenico Mele
Pesca, tante opportunità ma occorre fare sistema

L’assessore Caria: cambia rotta rispetto al passato, 36 milioni per il comparto L’eurodeputata Briano: più controlli su quello che arriva sulle nostre tavole

11 aprile 2018
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OLBIA. Il fermento che ruota intorno al mondo ittico sembrerebbe giustificare il vecchio, ma famosissimo, detto “chi dorme non piglia pesci”. L’evoluzione logica si definisce con concetti più tecnici, certamente, ma il significato va in quella direzione. Puntare sulle organizzazioni dei produttori, all’interno della logica del fare sistema. L’obiettivo principale è, dunque, quello di aggregare le imprese della pesca per migliorare il valore del prodotto con la creazione di un modello sardo riconoscibile nel mondo. La certificazione del prodotto diventa così decisiva per imporsi nel mercato globale che chiede qualità e sostenibilità.

Ecco il vademecum sviluppato ieri a Olbia, nell’incontro che l’assessore regionale all’agricoltura e alla pesca, Pierluigi Caria, ha ribattezzato con una certa enfasi, “gli Stati generali della pesca in Sardegna”. Il mondo della pesca, dell’acquacoltura e della attività in laguna nell’isola si è riunito nella città gallurese in una giornata di confronto sul futuro del comparto alla luce degli sviluppi dei mercati locali e internazionali. All’iniziativa, organizzata dai gruppi di azione costiera (Flag nord Sardegna, Flag Sardegna orientale e Flag sud occidentale), in collaborazione con l’agenzia Laore, Ama (associazione mediterranea acquacoltori), Api (Associazione piscicoltori italiani) e Comune di Olbia, ha partecipato la vice presidente della commissione pesca del parlamento europeo, Renata Briano.

L’Europa. Proprio il ginepraio dei regolamenti dell’Ue in materia, soprattutto nella loro veste attuativa nei singoli Stati, rappresentano, per nutrite correnti di pensiero, un vero ostacolo alla crescita del settore. «La parola chiave è fare sistema, anche a livello istituzionale, con regolamenti spesso complessi che non tengono conto delle peculiarità del territorio – ha spiegato Briano, europarlamentare dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici –. Ricordiamoci che in Italia importiamo l’80% del pesce che consumiamo, è necessario che i produttori facciano sistema con tutti gli altri comparti. L’idea su cui lavoriamo è quella di una “regionalizzazione” della politica comune sulla pesca».

I fondi. Sul tavolo c’è anche la questione sulla nuova programmazione 2020-2026, nella quale si preannuncia un restringimento della dotazione economica dell’Ue sul settore di agricoltura e pesca. Tra Brexit, emergenza migranti e nuove priorità, i soldi saranno meno e, dunque, dovranno essere spesi con maggiore oculatezza. «La precedente programmazione 2007-2013 aveva in disponibilità 15 milioni di euro e ne sono stati rimandati indietro, non spesi, ben nove – ha spiegato l’assessore all’Agricoltura e Pesca, Caria –. In questa nuova programmazione Feamp abbiamo un fondo con una dotazione di 36 milioni e abbiamo dimostrato di voler cambiare rotta rispetto al passato. Con i 25 bandi lanciati dall’assessorato sono stati stanziati circa 25 milioni di euro, con richieste di finanziamento che superano i 21 milioni: tre volte superiori alle risorse spese nel settennato precedente. Come Regione abbiamo investito 20 milioni per le lagune e abbiamo promosso interventi che favorissero il ricambio generazionale nel settore della pesca».

Il dossier. Procedure amministrative più snelle. Etichettatura dei prodotti che finiscono nella ristorazione, a partire dalla data nella quale il pesce viene pescato. Un sistema di controlli contro le frodi nella commercializzazione. Ecco pronto il “dossier pesca” sul tavolo della competente commissione del Parlamento europeo. «Il 70% del pesce che viene servito nei ristoranti non è sulle carte che vengono mostrate ai clienti – sottolinea la Briano –. Dobbiamo aumentare i controlli e sapere da dove arriva il pesce che finisce sulla nostra tavola». Principi lodevoli e propositi encomiabili attesi alla prova del nove, la differenza che passa tra la teoria e la pratica. Con meno soldi europei e più concorrenza sui mercati.

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