La Nuova Sardegna

Denuncia di Liberu: i veleni della 131 nei campi coltivati

di Stefano Ambu
Denuncia di Liberu: i veleni della 131 nei campi coltivati

Il tratto costruito con materiale della miniera di Furtei Nell’acqua piovana alluminio, rame e solfati alle stelle

15 aprile 2018
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CAGLIARI. L'antefatto risale a una ventina di anni fa. C'è una miniera che dovrebbe estrarre oro da una collina di Furtei. E invece dopo un po' chiude lasciando in eredità veleni, non solo in senso metaforico perché tra le altre cose c'è di mezzo anche un lago con cianuro. E c'è un pezzo di Statale 131 Carlo Felice da costruire vicino a Sardara. Il nesso? Il materiale di risulta della miniera viene utilizzato nei lavori di realizzazione di quel pezzo di Statale che va da Sardara a Sanluri, tratto ribattezzato “sarcofago dei veleni”. C'è un'inchiesta in corso dal 2012. Ma in attesa di capire chi, che cosa ed eventuali responsabilità, gli indipendentisti di Liberu pronunciano già un pezzo di sentenza: l'acqua piovana scaricata dalla strada e che finisce nei campi accanto alla strada ha valori fuori dai limiti. In alcuni casi di parecchio. Il ragionamento è presto fatto. E porta a una avvertenza: pericolo. Perché l'acqua finisce nei campi agricoli, dai campi nascono frutti e ortaggi. E frutti e ortaggi finiscono nelle tavole. Riassumendo con un commento del leader di Liberu Pierfranco Devias che è quasi uno slogan: «Il problema non è solo di Sardara, ma dei sardi». Inevitabile l'appello alla Regione. «Ci dia una spiegazione sulla situazione sanitaria della zona – ha detto Devias – per rassicurare i cittadini». Per Liberu c'è evidentemente un collegamento tra i valori sballati e i materiali utilizzati per realizzare la strada. Per dimostrarlo cosa hanno fatto gli indipendentisti? Lo scorso 30 marzo hanno raccolto l'acqua- color arancione- che sgorgava da un bocchettone all'altezza del 49esimo chilometro. E l'hanno portata in un laboratorio chimico di Nuoro per le analisi. Giudizio finale. I parametri determinati sul campione- si legge a pagina 2 del responso- confrontati con i limiti imposti per uno scarico sul terreno risultano non conformi per i seguenti valori: conduttività, cloruri, fluoruri, solfati, alluminio, rame totale, ferro, manganese, zinco, pH. Un dato su tutti: i solfati dovrebbero essere entro i 500 milligrammi al litro. E invece sono oltre 16mila. Il risultato è in alcune bottigliette che apparentemente sembrano degli innocui succhi di frutta alla pesca. Ma che non conviene assolutamente bere. I cloriti? Il limite è di 200, ma le analisi dicono oltre 700. L'alluminio? Limite uno, analisi 200. Rame: dovrebbe arrivare al massimo 0,1 e invece siamo a quota 5. Ma vanno male anche i dati sul manganese. Quali i possibili riflessi per la salute? «L'alluminio può creare problemi al sistema nervoso centrale – spiega Devias – il rame al fegato e ai reni, il manganese anche alla coagulazione». Un altro problema: oltre la sicurezza alimentare c'è anche quella stradale. «Noi vogliamo ulteriori carotaggi - aggiunge Devias – per capire se ci potranno essere altre infiltrazioni e che conseguenze ci possono essere sulle infrastrutture per la presenza di acido solforico».

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