La Nuova Sardegna

Edilizia, nessuna ripresa Ance: settore in ginocchio

Edilizia, nessuna ripresa Ance: settore in ginocchio

L’associazione dei costruttori: i dati del 2017 peggiori di quelli di un anno prima Dal 2008 la Sardegna è passata da quasi 17mila imprese a poco più di 12mila

18 aprile 2018
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CAGLIARI. Le aspettative erano tante: «Eravamo sicuri che il 2017 sarebbe stato l’anno della ripresa», e invece, ancora una volta, «siamo rimasti delusi», perché «purtroppo c’è stato l’ennesimo salto nel buio». Il decimo rapporto dell’Ance, l’associazione dei costruttori, sullo stato dell’edilizia in Sardegna è triste e amaro. Altro che rilancio. Il presidente Pierpaolo Tilocca l’ha detto in apertura: «Le previsioni sostenevano che saremmo cresciuti dell’1,1 per cento. Non è andata così: nel 2017 siamo andati persino peggio del 2016, con calo dello 0,1 del fatturato, degli investimenti e della forza lavoro». A rifermarsi è stato tutto, dall’edilizia privata a quella pubblica, con un effetto valanga: nell’ultimo decennio, il settore s’è sbriciolato. In Sardegna il numero delle imprese è crollato: dalle quasi 17mila del 2008 a poco più delle attuali 12mila.

Due esempi su tutti, per rendere ancora più evidente l’effetto di una crisi sempre più lunga : quelle con un più di 50 dipendenti sono rimaste solo 14, erano una cinquantina, mentre di contro è cresciuta la percentuale delle micro aziende, hanno un solo addetto, passate dal 44,6 ad oltre la metà del totale. «Sono quindi oltre seimila – è scritto nel rapporto – ed così aumentato ancor di più il nanismo economico di un settore che dovrebbe essere invece forte e trainare la Sardegna, mentre ad esempio emarginati ogni volta che c’è in costruzione una grande opera». È accaduto con la Sassari-Olbia, dove le imprese sarde solo la stampella dei super gruppi che vincono l’appalto, oppure quando va peggio restano con un pugno di mosche, perché le capofila della gara fuggono lasciandosi alle spalle una montagna di debiti da pagare. Ancora: nello stesso periodo, 2010-2018, c’è stato anche un crollo delle buste paga, con una discesa verticale da 67mila a 40mila, con una perdita secca di 27mila unità. «È un altro segnale che l’edilizia continua a essere ancora in agonia e non ha avuto certo la possibilità di rialzare la testa», ha sottolineato Tilocca. Se il 2017 è finito male, il 2018 come sarà? Se non aumenteranno gli investimenti pubblici, eppure la Regione ha molti milioni in cassa ma gli appalti continuano a diminuire di anno in anno, nel 2017 al’Ance ha registrato un meno 21 per cento da parte dei Comuni, «Sarà un altro anno difficile», ha annunciato Tilocca. Se poi, nel frattempo, non diminuirà neanche il peso della burocrazia, o se non saranno velocizzati i pagamenti, anche «nel 2018 continueremo ad arrancare, nonostante le stime siano discrete, ma poi noi siamo i primi a renderci conto che la realtà è sempre ben diversa», ha aggiunto il presidente Ance. Per dare un po’ di speranza in più, è scritto nel rapporto, basterebbe ad esempio che il Consiglio regionale approvasse entro l’estate la legge urbanistica: «Noi siamo per la demolizione e ricostruzione degli alberghi ormai fuori mercato, ma temiamo che alla fine non cambierà granché per le troppe pressioni ideologiche e politiche dal parte di chi dice no a tutto». Oppure dovrebbero aumentare gli incentivi per riqualificare il patrimonio edilizio privato: «In Sardegna gran parte delle abitazioni, il 63 per cento – si legge nel rapporto – è stato costruito dal dopoguerra agli anni 80 e quindi hanno bisogno di profonde ristrutturazioni, ma è stato fatto poco o nulla. Lo stesso vale per i centri storici dei piccoli Comuni, quelli che si svuotano: ci sono un’infinità di case abbandonate o lasciate a metà, ed è per questo che la gente fugge». Con un’ultima stoccata dei costruttori alla legge nazionale sugli appalti e a quella recente regionale: «Altro che regole certe, in un caso e nell’altro è solo aumentata la confusione». (ua)

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