La Nuova Sardegna

Cure ai diabetici, a volte la sanità dà buone notizie

Eugenia Tognotti
Cure ai diabetici, a volte la sanità dà buone notizie

I sensori elettrici gratuiti sono una svolta in una regione dove, direttamente o indirettamente, la malattia coinvolge quasi 300mila persone

20 aprile 2018
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Dal pianeta sanità - al centro di continue polemiche e contestazioni - arrivano anche delle buone nuove. Lo è, indubitabilmente, quella arrivata ieri dalla Consulta regionale riguardante la distribuzione gratuita ai diabetici dei sensori elettrici per misurare la glicemia. Si tratta di una misura che, per quanto riguarda l'accesso alle cure, pone finalmente i malati sardi allo stesso livello di quelli di altre regioni d'Italia, compreso il profondo Sud (vedi Sicilia e Calabria), che da tempo hanno provveduto, con diverse modalità, a fornire i dispositivi, inclusi nel prontuario delle aziende sanitarie. Favorendo così, attraverso un puntuale rilevamento dei livelli di glicemia, una più autonoma e costante gestione della malattia da parte dei diabetici. Consentendo, anche, e non è poco, per tante famiglie, un risparmio di 125 euro al mese.

Pur nelle limitazioni che al momento ne circoscrivono la prescrizione a casi specifici da parte degli specialisti non c'è dubbio che si tratti di una 'svolta'. Che permetterà di migliorare considerevolmente la qualità della vita a una buona fetta di diabetici sardi, che si sono battuti risolutamente, sostenuti da associazioni e forze politiche, in un duro confronto con l'Assessorato alla Sanità. Non si tratta solo, evidentemente, di liberarsi dalla schiavitù delle migliaia di punture del dito per il prelievo di sangue, che scandiscono la vita e i giorni di questi malati. L'autocontrollo e il monitoraggio della glicemia aprono una nuova frontiera per la difficile gestione del diabete, una patologia dalle molte facce, in cui confluiscono vari disturbi e una moltitudine di manifestazioni diverse: un problema sanitario di prima grandezza nel mondo, in cima alle preoccupazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità, che segue con preoccupazione l'aumento dei tassi di prevalenza tra le popolazioni più giovani e produttive.

Quest'isola è la regione che presenta il più alto numero annuale di nuovi casi di diabete di tipo 1, essendo l'incidenza del diabete infanto-giovanile di oltre 50 casi per 100.000 abitanti (nella fascia d'età 0-30 anni): cifre riscontrabili, nel resto del mondo, solo nella lontanissima Finlandia. Per quanto riguarda l'incidenza del diabete mellito di tipo 2 ( il 'diabete dell'adulto') le stime disponibili ipotizzano 5.000 nuovi casi all'anno. Il numero totale dei diabetici (tipo 1 e tipo 2) nell'isola si aggirerebbe sui 50.000, secondo dati recenti. Con i casi di 'diabete ignoto' si raggiungerebbe la vetta di oltre 80.000 persone. Volendo considerare la cerchia familiare e rivestire di cifre il fenomeno, si può calcolare che circa 250-300.000 persone, un sesto circa della popolazione isolana, si trovi a fronteggiare ciò che comporta la gestione della malattia diabetica. Malattia cronica, infausta compagna, per molti malati, di un'intera vita, il diabete mellito rappresenta un importante fattore di rischio per altri mali. Non esiste cura: solo una costante e continua vigilanza nel seguire un corretto stile di vita consente di evitare le complicanze a lungo termine (che interessano prevalentemente l'apparato cardiovascolare, la funzione renale, la retina ) e conseguenti spese di ricovero nelle strutture ospedaliere. Il rilascio gratuito del dispositivo per il monitoraggio della glicemia e l'annunciato atto di programmazione relativo alla rete diabetologica regionale, per l'adulto e per il settore pediatrico, vanno considerati come un beneficio collettivo nel loro tendere a ridurre il carico sociale e individuale di un'infermità che implica sofferenza, deprivazione, adattamento a nuovi stili di vita, con effetti negativi sul piano relazionale, umano, familiare ed economico.

Una condizione che rimanda alla realtà di tante altre malattie invalidanti e croniche, pressoché sconosciute per un lungo tratto della storia umana, quando a dominare erano malattie infettive acute che hanno lasciato il posto alle patologie che rappresentano le emergenze socio-sanitarie del nostro tempo.

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