La Nuova Sardegna

Non sarà la Rete a rivitalizzare la democrazia

Stefano Sotgiu

Per opporsi a "uomini forti" e oligarchie la comunicazione elettronica non basta: i cittadini in carne e ossa devono incontrarsi per discutere e deliberare

20 aprile 2018
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La davamo un po' troppo per scontata, la democrazia. Ed ecco che, invece, questo modo divenuto per noi così naturale di trattare le decisioni pubbliche viene messo in crisi da più punti di vista. Innanzitutto con lo svuotamento del concetto da parte di governi eletti sì dal popolo sovrano ma con un programma più o meno esplicito a forte matrice autocratica, sovranista, isolazionista, come nel caso dell'Europa orientale, fino alla Russia. Oppure, sia pure con maggiori controlli e contrappesi, con il programma di Trump per gli Stati Uniti. Un affermarsi del cosiddetto "uomo forte" - sia pure in una versione edulcorata rispetto al secolo scorso - nell'ambito delle democrazie che è anche stato favorito dalla difficoltà con la quale esse sono riuscite a rispecchiare i veri bisogni delle persone, dei cittadini.

A rappresentarli, a decidere effettivamente per migliorare la loro condizione, a non chiudersi a difesa degli interessi di pochi, in un modo inesorabilmente oligarchico.Molte organizzazioni che operano nella sfera pubblica oggi si trovano in queste condizioni: governi ma anche partiti, organizzazioni del terzo settore, organizzazioni non governative. E se è vero che esiste una legge detta "ferrea" dell'oligarchia, è altrettanto vero che tutto questo sta diventando sempre più intollerabile alle persone.

La reazione, però, preoccupa. Non va nella direzione di una maggiore apertura della democrazia ma nella ricerca dell' "uomo forte", per molti. Di chi sia in grado di spezzare i legami fra oligarchie, lobby, potentati a favore del popolo. Sostituendolo con cosa, ancora, non è chiaro. La preoccupazione è che all'orizzonte ci sia un'ulteriore contrazione dei margini decisionali per i cittadini. Perché il passaggio da un'oligarchia ad un'autocrazia, al governo di uno solo, è una perdita secca di sovranità per ciascuno di noi. Almeno questo dovrebbe essere chiaro, per quanto odiosi possano risultarci i governi di pochi. Dall'altra parte un altro enorme rischio, quello che arriva dalla tecnologia e dalla possibilità che oggi essa offre di permetterci forme di discussione attraverso la rete ed anche di aggregazione del consenso. La nascita della Rete è stata accolta con una forma di ottimismo benpensante che ci ha fatto perdere di vista alcuni rischi ad essa collegati, emersi prepotentemente in questi giorni dal caso Cambridge Analytica e dalla libera disponibilità dei nostri dati che le grandi corporation tecnologiche americane hanno lasciato a chi poteva elaborarli a fini di marketing politico. Ma non è tutto: in Italia partiti come il Movimento Cinque Stelle spingono per uno svuotamento della democrazia parlamentare e rappresentativa in favore della democrazia elettronica.

È bene essere chiari fin dall'inizio: la Rete è tutt'altro che un luogo democratico. I contenuti che in essa passano possono essere controllati allo scopo di indirizzare l'opinione pubblica. La Rete non è totalmente sicura. Le procedure di voto possono essere attaccate allo scopo di modificare i risultati del voto popolare, se non vengono prese serie contromisure tecniche. La Rete non è il miglior modo per discutere e deliberare. L'essere umano ha perfezionato in millenni di prove ed errori un altro modo di comunicare che ne ha anche plasmato la fisiologia. Un modo che prevede la presenza di persone in carne ed ossa.Il 90 per cento della nostra comunicazione non passa per il verbale. Per comunicare usiamo tutti i sensi, "coordiniamo" i nostri neuroni-specchio. La Rete non offre tutto questo, è uno strumento di comunicazione piuttosto povero.Ed infatti ci troviamo spesso a litigare, usandola. Al massimo, può essere un complemento alle normali procedure decisionali. Una democrazia sotto attacco incrociato, dunque.

Una democrazia che ha molti margini di miglioramento e li deve trovare nel coinvolgimento attivo dei cittadini in carne ed ossa, prima di tutto. Come? Dicendo la verità, essendo credibile, ascoltando davvero, facendo percepire con atti concreti alle persone che le loro istanze sono state prese sul serio. Con forti dosi di deliberazione pubblica.

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