La Nuova Sardegna

Sanità e diabete: non c'è sfascio ma, anzi, un gran lavoro

Luigi Arru
Luigi Arru
Luigi Arru

L'assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, interviene sull'assistenza ai diabetici che è stata migliorata anche attraverso la collaborazione costante con professionisti e associazioni

21 aprile 2018
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Gentile Direttore, far passare la notizia delle decisioni del Coordinamento diabete mellito come successo di un partito mi suona quanto meno strano; chiedo per questo di poter avere spazio così da argomentare contro chi ha cavalcato la situazione dichiarando che la gestione del diabete "è uno sfascio". Premettiamo che prima della Giunta Pigliaru non c'era nessun coordinamento dei diabetologi né la Consulta con associazioni di pazienti. Prima della Giunta Pigliaru non si conoscevano i dati epidemiologici messi a disposizione dall' Assessorato della Sanità, che certificano che 110.000 sardi sono diabetici: numeri unici per il diabete pediatrico, nella media per gli adulti (non tanto da dichiararlo malattia nazionale).

Nel 2016 con una delibera di Giunta sono stati scelti i criteri e identificati i centri di diabetologia per la prescrizione di microinfusori, insuline, sensori di glicemia: undici Centri in Sardegna, uno in Veneto (Regione moderna, autonomista ed efficiente)! La nostra delibera elenca una varietà di dispositivi non offerta da nessun'altra regione italiana.La percentuale di pazienti diabetici di tipo 1, con microinfusori messi a disposizione del Servizio pubblico regionale, è del 20% contro il 5 % del Veneto!

L'approvazione del sistema Flash, nei giorni scorsi, è avvenuta dopo valutazioni scientifiche emerse nella letteratura medica in questi ultimi due anni, con indicazioni e limitazioni ben precise. Nella prima fase di introduzione, si è stabilito di arruolare 2699 pazienti, ripartiti all'interno di ciascun centro prescrittore dall'ATS e dalle ASSL. Nell'età pediatrica (4-17) sarà utilizzabile principalmente sulla base delle valutazioni del medico diabetologo o in caso di paura dell'ago (agofobia). Dai 14 ai 17 anni potrà essere prescritto per pazienti che praticano un automonitoraggio con più di 7/8 controlli glicemici al giorno; con determinati valori di emoglobina glicata; che necessitano di controlli notturni; che hanno frequenti episodi ipoglicemici. In questa prima fase si è stabilito di arruolare 500 bambini e di verificare ai 6 mesi l'ulteriore fabbisogno necessario.

Il numero di medici diabetologi è in linea con il numero delle altre regioni italiane, ma come sempre sono distribuiti in modo non uniforme ed ecco perché è importante la proposta di riorganizzazione della rete con l'individuazione di criteri precisi. L'Assessorato della Sanità ha sottoscritto con la Direzione dell'Ufficio Scolastico Regionale un Protocollo d'intesa per diffondere tra gli alunni le misure di presa in carico del bambino diabetico, con l'aiuto degli insegnanti.

Ora, al di là della polemica politica, far passare come uno sfascio la situazione della Diabetologia perché si vuole cavalcare la rabbia dei cittadini (certificata dall'ultimo Rapporto Censis) è scorretto sia per il Servizio Sanitario Nazionale e regionale, che per il personale che ci lavora.La riduzione e soluzione dei disagi (vedi il problema delle liste d' attesa) richiede atti preliminari di programmazione sanitaria che questa Giunta ha coraggiosamente fatto: il Piano Regionale Prevenzione, la Asl Unica, la Centrale Regionale di Committenza, la Rete delle Cure Primarie, la Rete Ospedaliera, l'Azienda per l'Emergenza - Urgenza.

Chiedo ai moralizzatori seriali e agli smemorati di indicarci dove sono gli atti di programmazione sanitaria fatti negli anni precedenti a questa Giunta? Ci possono spiegare perché hanno speso 20 milioni di euro per le liste d'attesa senza cambiare la governance e indicarci i risultati ottenuti?

È chiaro che la programmazione non è premiata, si vuole tutto e subito, la tolleranza verso le Istituzioni è a zero, ma la bacchetta magica non fa ancora parte degli strumenti messi a nostra disposizione.

Nonostante ciò lavoriamo per migliorare l'assistenza, mettendo insieme professionisti e associazioni e facendoci aiutare nelle scelte di politica sanitaria: decidere quali presidi e dispositivi acquistare non è mai stato un problema di costi, ma di indicazioni scientifiche e di reale efficacia per i pazienti.

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