La Nuova Sardegna

Soru: Maninchedda ha idee folk

Soru: Maninchedda ha idee folk

L’eurodeputato: «Predica unità chi finora ha diviso qualunque cosa in cui è stato»

22 aprile 2018
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DALL’INVIATO AD ABBASANTA. Curioso, è stato l’esordio di Renato Soru. Cos’è curioso, per l’eurodeputato? «Il sentir dire “mai più divisi” da chi finora ha diviso qualunque cosa in cui è stato». La sagoma del bersaglio è certa, ma non sarà certo lui a svelare l’identità dell’ultimo ignoto. Anche se la soluzione dell’indovinello è fin troppo facile, per risolverlo basta eccome quel solo primo indizio. Il fantasma non può che essere Paolo Maninchedda, fondatore e segretario del Partito dei sardi. Però quell’identità tutt’altro che misteriosa, un calmissimo ma spigoloso Renato Soru, in versione demolitore, non la svelerà neanche una volta. La sua è stata una requisitoria anonima ma personalizzata, forte e aspra. L’ha cucita sulle misure esatte di chi dal 2004 ai giorni nostri, non tollera, politicamente parlando, a causa del «suo continuo saltare da una parte all’altra», dirà l’ex governatore dell’ex assessore. Fino a contestargli, in un crescendo rossiniano: «Non basta lanciare degli editoriali da un blog, gli riconosco spesso anche scritti bene, ma poi rimanere sul vago del perché vorrebbe i sardi uniti». È da anni che i rapporti fra i due sono ruvidi. Molto nel passato, oggi lo sono ancor di più, in un presente vissuto comunque a distanza ma comune: la coalizione di centrosinistra al governo della Regione. «Pensate _ ha detto Soru, in un secondo passaggio ancora più sferzante _ quando è andato via da Progetto Sardegna, mi ha dato del Pinochet. Poi ha fatto altrettanto negli altri partiti di centrodestra o centrosinistra in cui è stato e da cui sempre è uscito solo per motivi personali. Fino a quando non ha messo su un partito a sua immagine e somiglianza, ora vedremo cosa farà nel 2019. Tranquilli, prima o poi dividerà anche quello». A Ottana, venerdì, c’è stato l’evento voluto dal Partito dei sardi per il lavoro azzerato nella Sardegna centrale. L’indomani, dalla vicina Abbasanta, è partita la controffensiva, con un siluro terra-aria-terra, a corto raggio, visto che i confini sono pressappoco gli stessi. «Prima di tutto _ ha incalzato Soru _ ancora non capisco da chi sia stata organizzata quell’assemblea. Da un partito, oppure dai sindaci, o dalla giunta regionale presente con due assessori? Aspetto che qualcuno mi chiarisca questo dubbio». Una pausa e ha intriso di veleno un’altra freccia, la terza, alla fine saranno sei in tutto. «Oggi c’è chi ha la pretesa di guidare tutto il centrosinistra, ma, glielo ricordo, parte da un tre per cento di consenso elettorale. Eppure, eccolo farsi avanti con le sue idee folk. Vuole far ritornare i sardi solitari e chiusi. La Sardegna isolata e prigioniera di un su connottu da cui invece vogliamo liberarla il più in fretta possibile». All’avversario non solo del momento, Soru ha ricordato anche: «In un bando regionale per i Comuni, è di qualche anno fa, Sennori ha conquistato dal primo fino all’undicesimo posto della graduatoria dei premiati. Ha vinto tutto, sapete poi cos’è accaduto? Che, in Consiglio regionale, quello che è stato sindaco di Sennori, ha lasciato un partito per diventare l’importante esponente di un altro». Dal Centro democratico al Partito dei sardi, è scritto nelle cronache del tempo, e quel consigliere è Roberto Desini. Ma anche in questo caso Soru non ha fatto nomi e neanche cognomi, per poi però sottolineare: «Attenzione che a furia di gonfiarsi d’acqua, qualcuno potrebbe fare la fine del rospo: esplodere». Sui titoli di coda, c’è stato il suo ultimo assalto zeppo di sarcasmo: «Ricordo comunque a tutti che il quasi 15 per cento conquistato dal Pd alle ultime elezioni politiche, è cinque volte il tre per cento di cui oggi il solito ignoto continua a vantarsi». Lo scontro non è cominciato, è esploso. (ua)

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