La Nuova Sardegna

La denuncia di Italia Nostra e wwf 

No a Eurallumina «Inquinerà ancora»

No a Eurallumina «Inquinerà ancora»

SASSARI. Gli ambientalisti dicono no alla riapertura di Eurallumina: «Il prezzo da pagare sarebbe troppo alto. C’è un rischio altissimo per la salute e per l’ambiente». Per Italia Nostra e WWF «la...

23 aprile 2018
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SASSARI. Gli ambientalisti dicono no alla riapertura di Eurallumina: «Il prezzo da pagare sarebbe troppo alto. C’è un rischio altissimo per la salute e per l’ambiente». Per Italia Nostra e WWF «la raffineria di bauxite di Portovesme, nonostante la rinuncia da parte della proprietà a una nuova centrale a carbone, continuerà a inquinare. Non c’è alcun dubbio». Il nuovo progetto, infatti, che prevede di utilizzare l’energia prodotta dalla vicina centrale dell’Enel (già in funzione, a Portoscuso) non risolverebbe i problemi. «Anche quell’impianto, infatti, utilizza combustibili fossili e non rinnovabili. È ormai un dato accertato che l’uso del carbone nelle centrali termoelettriche rappresenta una delle principali fonti emissive di pericolosi inquinanti atmosferici, con ricadute sanitarie che evidenziano incrementi di morbilità e mortalità: congiuntiviti, danni a carico della cute e delle mucose delle vie respiratorie, fino a un aumento di tumori ai polmoni». Per Italia Nostra e WWF, inoltre, non è stata ancora risolta la questione del bacino dei fanghi rossi, dove vengono stoccati i residui di lavorazione dell’impianto, già oggetto di un’inchiesta da parte della procura di Cagliari e di un relativo processo con l’accusa di disastro ambientale. «Per poter riavviare l’impianto la Rusal deve allargare il bacino di 19 ettari e sollevarlo di ulteriori 10 metri (fino a 46 metri di altezza) per accogliere 1,5 milioni di tonnellate annue di fanghi rossi per circa venti anni».

Gli ambientalisti ricordano infine come la riapertura di Eurallumina rappresenti il classico “accanimento terapeutico” di cui parlava l’economista Francesco Pigliaru, oggi governatore della Sardegna. «Il fatto è che di fronte a emergenze di occupazione e di reddito, l’istinto italiano, sbagliato, è di esercitare un vero e proprio accanimento terapeutico a favore dell’impresa in crisi, anche quando le prospettive di mercato sono improbabili», le parole del presidente della Regione.



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