La Nuova Sardegna

Sorso, da villaggio fantasma a discarica di rifiuti

di Salvatore Santoni
Sorso, da villaggio fantasma a discarica di rifiuti

L’area di 130mila metri quadri è abbandonata da 15 anni

27 aprile 2018
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SORSO. C’è un dettaglio in questa bozza di villaggio turistico, qui nel silenzio delle colline di Sorso affacciate sul golfo dell’Asinara, che col tempo non si è spostato di un millimetro. Sopra ai giganti grezzi, colati dalle betoniere nella terra nuda di Lu Ziu Dadu, ci sono ancora i pallet di tegole che le ortofoto hanno immortalato circa quindici anni fa. Tutt’attorno, invece, nei centotrentamila metri quadri di zona sottoposta a vincolo paesaggistico, è cambiato tutto. È nata un’enorme discarica che ora il Comune chiede di bonificare entro sessanta giorni.

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L’inchiesta. La scoperta dello sversamento record di rifiuti l’hanno fatta i carabinieri del Noe di Sassari che, su incarico della Procura, hanno avviato le indagini nell’aprile del 2017. Dopo un primo sopralluogo, effettuato insieme ai militari di Sorso e ai tecnici del Comune, nel cantiere fantasma scattarono quattro ettari di sigilli. Sì, perché il complesso immobiliare che alla fine degli anni ’80 venne pensato per essere il fiore all’occhiello del turismo della Romangia è diventato, come scrivono i militari nella loro relazione, un’area a «forte degrado ambientale» e con «grave pericolo per l’igiene e la sanità pubblica».

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Rifiuti ovunque. Il pericolo nasce dal fatto che la zona è ricoperta da rifiuti di ogni tipo, pericolosi e non. Si trovano lì da anni, sotto il sole o ricoperti dalle erbacce. Dentro ai caseggiati e negli angoli più nascosti. E nei cumuli i militari hanno fotografato di tutto, ingombranti e lastre di eternit comprese. Decine di scatti che sono finiti sul tavolo della Procura, della Regione, dell’Arpas, della Provincia e del Comune.

Tredici denunce. Dopo i sigilli i militari hanno avviato una complessa ricostruzione della miriade di particelle catastali per risalire ai titolari. Un lavoro che ha portato a segnalare 13 persone all’autorità giudiziaria con la contestazione di vari reati: il più pesante è la gestione di rifiuti non autorizzata. Tra i segnalati ci sono tutti gli amministratori delle società proprietarie dei terreni e dei fabbricati del complesso immobiliare fantasma. Si tratta di Giovanni Russo, amministratore delle società Pietre del Pevero Srl e Immobiliare sole e mare Srl; Carlo Stabellini, della Finstab Srl; Andrea Oggiano, della Og.gi immobiliare Srl; Paolo Sardo, di C.d.g. Srl; e infine due privati, Alberto Galisai e Andrea Calzolari.

La Regione. Il 4 agosto l’assessorato regionale dell’Ambiente ha chiesto al Comune di dare corso alle prescrizioni previste nel decreto legislativo 152/2006, il Testo unico sulle norme in materia ambientale: accertare i responsabili della violazione ed emettere un’ordinanza per bonificare le aree. Il 30 agosto l’amministrazione comunale ha quindi avviato un primo procedimento per la violazione del 152/2006. E ne ha avviato un secondo il successivo 3 ottobre.

L’ordinanza. Nei giorni scorsi il sindaco di Sorso Giuseppe Morghen ha firmato il documento che intima la rimozione, l’avvio a recupero, lo smaltimento dei rifiuti abbandonati e il ripristino dello stato dei luoghi e dispone un’indagine preliminare che faccia luce sull’eventuale inquinamento dei terreni. Questo perché, a 8 mesi dall’avvio del procedimento, in Comune si sono resi conto che a Lu ziu dadu non si è mossa foglia. E ora i proprietari hanno 60 giorni per bonificare i terreni che nei giorni scorsi sono stati dissequestrati.

Villaggio fantasma. Non è mai stato completato perché il mercato immobiliare è andato in crisi. La mega struttura era anche finita all’asta giudiziaria con cifre da capogiro, prima 5,9 e poi 4,7 milioni di euro. Circostanza che ha mandato in scadenza le vecchie concessioni edilizie per il completamento.

Volumetrie rigenerate. Ma nei mesi scorsi, il Comune ha dato via libera al recupero di oltre 8mila metri cubi recependo un’osservazione al Piano urbanistico. «Il nostro obiettivo in fase di stesura del Puc – spiega il sindaco Morghen – è sempre stato di non mettere altre volumetrie sul mare. Dopo lo stop della Regione alla zona turistica nel campeggio comunale, lo spostamento dei volumi nel complesso immobiliare era una scelta obbligata: non potevamo utilizzarle altrove».
 

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