La Nuova Sardegna

l’inchiesta a roma 

Nei guai anche due amministratori

di Mauro Lissia

CAGLIARI. È finita con una pesante accusa di bancarotta aggravata l’avventura editoriale di Renato Soru, padrone dal 2008 al 2015 dell’Unità, la storica testata della sinistra italiana fondata da...

29 aprile 2018
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CAGLIARI. È finita con una pesante accusa di bancarotta aggravata l’avventura editoriale di Renato Soru, padrone dal 2008 al 2015 dell’Unità, la storica testata della sinistra italiana fondata da Antonio Gramsci. Il 16 giugno 2017 il pm romano Stefano Rocco Fava - lo stesso impegnato nel caso delle aste giudiziarie di Olbia - ha chiuso un’inchiesta che coinvolge l’eurodeputato del Pd e altre undici persone, impegnate con ruoli diversi nella gestione del giornale e nel fallito tentativo di salvarlo dal fallimento. L’atto di conclusione delle indagini, partite dall’esame della procedura di concordato preventivo ancora in corso, è stato notificato soltanto l’altro ieri e mette sott’accusa il fondatore di Tiscali per due fatti di concorso in bancarotta preferenziale malgrado Soru non abbia mai ricoperto posizioni di rilievo amministrativo all’interno della società Nie (Nuova Iniziativa editoriale) editrice del quotidiano che faceva capo all’imprenditore di Sanluri. Le stesse imputazioni sono contestate dalla Procura di Roma al cagliaritano Fabrizio Meli, a lungo amministratore della Nie, che deve rispondere di quattro fatti di bancarotta aggravata. Mentre il terzo sardo indagato è Carlo Ghiani, ex presidente di Credifarma, che della Nie è stato amministratore dal 13 luglio 2012 al 20 giugno 2014. Nell’elenco degli indagati compaiono tutti gli amministratori della società editrice nei sette anni della gestione Soru: Edoardo Bene, Gianluigi Serafini, Matteo Fago, Carla Maria Riccitelli, Olena Pryshchepko, Sandro Pontigia, Antonio Mazzeo e Marco Gulli, più l’imprenditore Maurizio Mian, l’amministratore unico della Gunther Reform Holding – Gunther era il nome del suo cane - la società che nel 2011 partecipò a un tentativo di rilancio dell’Unità.

Pur senza avere alcun ruolo decisionale, per il pm Fava l’ex governatore sardo sarebbe come «socio di riferimento della Nie spa in liquidazione, l’istigatore-determinatore» delle condotte degli amministratori, accusati di aver distratto e dissipato «in tutto o in parte il patrimonio della società cagionandone il dissesto». In particolare il magistrato punta l’indice sulla decisione di trasferire la proprietà della testata dalla Nsef alla Nie per tre milioni «nonostante la società fosse già esposta per tre milioni e 890 mila euro, realizzando così un’operazione priva di una valida ragione economica». Ancora: Soru con Meli e Bene sono accusati di aver ceduto alla società di Mian e alla società Litosud srl (la tipografia, ndr) i crediti legati ai contributi per l’editoria. Il pm accusa tutti gli amministratori di «non aver ridotto i costi fissi del giornale, con i debiti che tra il 2009 e il 2014 sono cresciuti da 16 a 26 milioni, continuando fra l’altro a stampare 65 mila copie a fronte di una vendita di 18 mila. Infine, per la Procura, gli amministratori avrebbero omesso di sciogliere la società malgrado alla chiusura dell’esercizio 2013 il capitale sociale risultasse più che azzerato. Contestata anche la fusione per incorporazione della Nsef spa (la testata) nella Nie spa «iscritta quale posta attiva per 16 milioni e 200 mila euro e poi svalutata nel 2013 per un importo di 15,8 milioni, operazione - scrive il pm - fortemente svantaggiosa per la Nie». Nell’atto di chiusa indagine viene specificato che di tutte le operazioni, comprese quelle contestate nel capo d’imputazione, esiste traccia contabile. In altre parole, alla Nie spa nulla è stato nascosto.

A quanto risulta, gli indagati hanno appreso delle indagini soltanto alla notifica dell’atto di chiusura, questo spiega perché nessuno di loro abbia finora nominato un difensore di fiducia. Ora Soru e le altre persone sott’accusa hanno venti giorni di tempo per chiedere l’interrogatorio e per presentare atti e memorie difensive.

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