La Nuova Sardegna

Metano, il dubbio è su quanto risparmieranno davvero i singoli cittadini

Claudio Zoccheddu
Metano, il dubbio è su quanto risparmieranno davvero i singoli cittadini

Ci sono i progetti e gli imprenditori pronti a investire sulla costruzione della dorsale, ma nel progetto annunciato dalla Regione ci sono ancora alcune zone d’ombra

30 aprile 2018
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SASSARI. Un miliardo e mezzo di euro, un progetto in fase avanzata, imprenditori privati pronti a investire e un orizzonte politico praticamente unanime nel giudizio. Dal plebiscito che sta accompagnando il processo di metanizzazione dell’isola, però, si staccano i protagonisti delle ultime tornate elettorali: il Movimento 5 stelle ha bocciato idea e progetto. Scommettere su un’infrastruttura di questo tipo sarebbe troppo rischioso secondo gli esponenti del partito che alle ultime elezioni politiche ha fatto saltare il banco elettorale portando a casa un clamoroso 42 per cento delle preferenze che, a un anno dalle elezioni regionali, vale più di un semplice indizio quando si gioca al toto-governatore. I 5stelle sono da sempre orientati verso le fonti rinnovabili e non gradiscono l’idea di impegnare una tale quantità di denaro su un’infrastruttura che, secondo le proiezioni relative ai prossimi sviluppi tecnologici, potrebbe essere superata dalle nuove “capacità” delle energie rinnovabili, legate soprattutto all’implemento della produzione e degli accumulatori.

La Regione. Nonostante le incertezze, gli amministratori regionali sono sicuri di quanto accadrà in futuro. L’isola avrà il metano e i primi collegamenti saranno attivati entro il 2021. Anche l’imbarazzo generato dalla “collisione” dei progetti presentati dalle due società interessate alla costruzione della dorsale del metano è stato superato in scioltezza. L’accordo tra Snam e Sgi era stato salutato come uno degli ultimi passi verso la realizzazione del metanodotto previsto dal Patto per la Sardegna firmato nel 2016. Nel portafogli ci sono 1 miliardo e 578 milioni, di cui 228 sono previsti dall’accordo di programma quadro mentre il resto sono tutte risorse aggiuntive. Ai sardi, però, interessa sapere quanto costerà il metano “al dettaglio” e anche in questo caso, a suo tempo, c’era stato l’annuncio della Regione: «Le tariffe saranno identiche a quelle praticate nel resto d’Italia». Oltre alla metanizzazione, il Patto ha previsto anche altri interventi sul sistema energetico isolano. Erano stati annunciati 30 milioni che dovrebbero essere sufficienti a mettere in piedi un piano “integrato e intelligente”. Già due anni fa 14 milioni erano stati destinati al completamento dell’impianto di energia solare a Ottana e per la realizzazione di mini centrali idroelettriche. La mobilità elettrica e le smart city avevano invece avuto un salvadanaio di 15 milioni di euro.

Le zone d’ombra. L’avvento del metano è accompagnato da alcuni punti oscuri per chi non è cresciuto a pane e fonti energetiche. Quantificare il fabbisogno energetico dell’isola da oggi al 2030, ad esempio, è un esercizio fondamentale. Le linee segnate dalla “strategia energetica nazionale” quantificano in 520 milioni di metri cubi il fabbisogno energetico: 350 milioni per il settore residenziale e industriale e 170 per i trasporti. I cinque depositi costieri, però, ne dovrebbero contenere più di un miliardo. Da qui l’idea che la Sardegna possa diventare una sorta di hub del Mediterraneo per lo stoccaggio e il trasporto del metano, ma anche la possibilità che i depositi costieri previsti in principio possano in realtà perdere volume per adeguarsi a esigenze più modeste.

Diversamente, la Sardegna sembrerebbe destinata a diventare un sorta di capitale mediterranea del metano, con la possibilità che si possa snellire, fino quasi ad azzerarsi, la dipendenza dal gasolio e dalla benzina nel settore dei trasporti pubblici, soprattutto quando si ragiona su treni e traghetti. I dubbi restano anche sul costo effettivo del metano, cioè quello che i cittadini potrebbero avere in bolletta. Secondo le stime della Regione, i risparmi sul gas potrebbero raggiungere anche il 30 per cento. Non la pensa così chi sostiene che il gnl small scale, lo stesso tipo di gas che dovrebbe arrivare nei depositi costieri dell’isola, sia in realtà uno dei prodotti più cari proprio perché distribuito in aree in cui le alternative possibili sono ridotte al lumicino. Il risparmio, dunque, occupa una delle zone d’ombra che gravitano attorno all’universo del metano che, c’è da scommetterci, è quella che sta più a cuore ai consumatori.

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