La Nuova Sardegna

L’allarme: filiera a rischio col riordino di Aras e Apa

L’allarme: filiera a rischio col riordino di Aras e Apa

Il Consorzio pecorino romano e la 3A Arborea protestano in Commissione Oggi vertice a Roma tra il ministro Madia e gli assessori regionali Caria e Spanu

03 maggio 2018
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CAGLIARI. In ballo non ci sono solo i posti di lavoro dei professionisti coinvolti: veterinari, agronomi, analisti. In gioco nella vicenda della vertenza Aras e Apa, le associazioni che supportano la zootecnia sarda e il cui futuro è a forte rischio, ci sono importanti pezzi dell’economia isolana. E così anche il Consorzio di tutela del Pecorino Romano e la Cooperativa 3A di Arborea dicono no al progetto di riordino delle associazioni regionali e provinciali degli allevatori deliberata dai vertici di Aia (l’Associazione italiana allevatori). Lo hanno ribadito a chiare lettere ai componenti della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale il presidente del Consorzio Salvatore Palitta e il numero uno della cooperativa Gianfilippo Contu .

«In questi anni Aras e Apa hanno dato un contributo decisivo al miglioramento genetico delle razze ovine allevate in Sardegna con i servizi di assistenza tecnica e la gestione dei libri genealogici – ha detto Palitta – un lavoro che non deve essere disperso. L’ipotesi di scioglimento di Aras e Apa rappresenterebbe il dissolvimento di un patrimonio umano, professionale, e materiale». Il presidente del Consorzio ha parlato di sistema allevatoriale unico in Europa: «Abbiamo costruito un’eccellenza, non si capisce perché adesso si debba fare riferimento a un organismo nazionale. Il sistema del benessere animale si regge sull’assistenza tecnica. Per non parlare del laboratorio di analisi di Aras, modello di efficienza e terzietà che fornisce servizi essenziali al comparto zootecnico e al settore della trasformazione del latte».

Palitta ha poi rimarcato l’esigenza di mantenere in Sardegna anche la gestione del patrimonio genetico delle razze ovine autoctone allevate nell’isola con particolare riferimento alla tenuta dei libri genealogici: «Il Consorzio si appresta a modificare il disciplinare di produzione del pecorino romano Dop. La nuova versione prevede che il latte provenga da allevamenti sardi, di Lazio e Maremma dove la razza ovina sarda è presente per il 90%. Non è immaginabile una gestione del patrimonio genetico fuori dal territorio regionale».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di 3A Arborea Contu: «La chiusura del laboratorio di analisi di Aras sarebbe un colpo durissimo per il “sistema Arborea”, lavora 13mila campioni di latte all’anno con tempi di risposta molto celeri. I referti arrivano alle aziende dopo 48 ore. Il laboratorio deve rimanere nel territorio, noi siamo disponibili a dare il nostro contributo anche dal punto di vista economico. In questo campo la sinergia pubblico-privato è decisiva».

I consiglieri Gianni Lampis (FdI) e Roberto Desini (Pds) hanno sollecitato un intervento della Commissione sull’assessore all’agricoltura Caria per la predisposizione di un provvedimento ad hoc come indicato dall’ordine del giorno approvato in Consiglio a marzo. «I termini sono scaduti il 30 aprile – ha detto il presidente della Commissione Luigi Lotto – attendiamo comunicazioni da Caria, nel caso non arrivassero siamo pronti a farcene carico». Ieri Lotto e Franco Sabatini (presidente della Commissione bilancio) hanno incontrato gli assessori regionali all’agricoltura Caria e al personale Spanu in vista del vertice di stamattina a Roma col ministro della funzione pubblica Madia. (a.palm.)

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