La Nuova Sardegna

Metano in Sardegna, pressing della Cgil: «Progetto fermo al 2016»

di Claudio Zoccheddu
Metano in Sardegna, pressing della Cgil: «Progetto fermo al 2016»

Il sindacato chiede alla Regione un’accelerazione sulle autorizzazioni

04 maggio 2018
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SASSARI. Teoricamente sarebbe la svolta per l’isola. La metanizzazione dell’isola dovrebbe essere il primo passo del cammino che permetterà a imprenditori e privati di risparmiare sui costi dell’energia, una delle voci più “sanguinose” dei bilanci aziendali e familiari. Praticamente, però, dal 2016 a oggi nulla è uscito dal campo del possibile. Ci sono i soldi, un miliardo e mezzo di euro, ci sono i progetti, figli della collaborazione tra la Snam e l’Sgi, ma sul campo è ancora tutto fermo a due anni fa. I lavori non sono iniziati e nemmeno si sa quando inizieranno.

L’appello dei sindacati. Nel corso dei mesi sono arrivati annunci, impegni e rassicurazioni ma sono molti quelli che attendono la posa della prima pietra della dorsale del metano. Tra questi ci sono Giacomo Migheli, responsabile per le politiche energetiche della Cgil regionale, e Francesco Garau, segretario regionale della Filctem Cgil, che imputano alla Regione e al Governo ritardi sull’iter autorizzativo e sull’avvio dei lavori e sollecitano entrambe le istituzioni a velocizzare le procedure. Migheli e Garau chiedono quindi che diventi operativa l’intesa raggiunta tra Snam e Sgi e che vengano favorite le collaborazioni tra le società che possiedono i requisiti tecnici e le risorse finanziarie in grado di garantire la realizzazione del progetto in tempi brevi, sia il metanodotto sia i rigassificatori.

Lo scenario peggiore. Ipotizzare un altro buco nell’acqua, poi, sarebbe una sciagura: «Non è accettabile infatti un ulteriore fallimento, dopo quello del progetto Galsi – aggiungono Migheli e Garau – perché il tempo trascorre inesorabile ma non si sa nulla dei lavori e ancora non se ne vede l’inizio». E quasi due anni di attesa, secondo i sindacalisti della Cgil, sono più che sufficienti: «Il Patto per lo sviluppo risale al luglio del 2016 – spiegano ancora i due sindacalisti della Cgil –, venne sottoscritto da Governo e Regione destina consistenti risorse finanziarie (1 miliardo e 578 milioni di euro) alla realizzazione della rete dorsale per la distribuzione del metano e prevede quindi l’arrivo del gnl con navi metaniere nei principali porti industriali, in particolare quelli di Cagliari e di Sassari, dove dovrebbero essere costruiti i rigassificatori. Non a caso la dorsale sarda è stata inserita, con il decreto del ministero dello Sviluppo Economico del 31 gennaio 2017, nell’elenco ufficiale della rete nazionale dei gasdotti».

Energia e lavoro. Secondo la Cgil il progetto rispetta gli obiettivi energetici europei: il metano è il miglior combustibile “di transizione” e permetterà di seguire passo dopo passo una tabella di marcia che dovrebbe portare l’isola, nel 2030, a una percentuale di energie rinnovabili del 27%, per arrivare, nel 2050, a circa il 90% di produzione di energia “rinnovabile e decarbonizzata”. Il metano offrirebbe una maggiore resa e una maggiore compatibilità ambientale rispetto al carbone a qualsiasi altra fonte energetica fossile. Dai sindacati arriva anche un’altra lettura: «L’inizio dei lavori consentirà l’apertura di cantieri, garantirà condizioni favorevoli ai nuovi investimenti, favorirà vantaggi economici e ambientali per il settore pubblico, per l’agro-industria, per i trasporti e per la ricerca. Dal 2020 le navi nel Mediterraneo dovranno essere alimentate con metano liquefatto e in Sardegna potrebbe essere costituito il più importante hub mediterraneo per il rifornimento del Gnl. Per tutti questi motivi – concludono Migheli e Garau – Regione e Governo, devono impegnarsi per accelerare i tempi delle autorizzazioni e l’apertura dei cantieri».



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