La Nuova Sardegna

Copie della Nuova in chat: 13 indagati

di Antonello Sechi
Copie della Nuova in chat: 13 indagati

Diffondevano la versione piratata del giornale su WhatsApp e Messenger. Adesso rischiano multe fino a 2mila euro

05 maggio 2018
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SASSARI. Con un click inviavano la versione piratata della Nuova Sardegna a decine di amici nei gruppi Whatsapp, facendo i “benefattori” a spese di altri, ovvero di editori, giornalisti, poligrafici, distributori, edicole. Ora sono chiamati a risponderne davanti al magistrato. Sono tredici gli “spacciatori” digitali indagati dalla procura della Repubblica di Sassari. Tredici persone, sassaresi e non solo, individuate in un solo giorno di indagini dagli agenti della polizia postale guidati dal dirigente Maurizio Masia nell’operazione coordinata dal pubblico ministero Paola Asara.

Le indagini si sono chiuse nei giorni scorsi. Sono partite in seguito alla denuncia presentata il 27 maggio 2017 dalla DbInformation, la società editrice della Nuova Sardegna, tutelata dall’avvocato Sebastiano Chironi.

I tredici “spacciatori di pdf” o, se si preferisce, “benefattori” a spese altrui, dovranno rispondere penalmente del reato previsto dall’articolo 171 della legge sul diritto d’autore. Per loro, se l’ipotesi di reato verrà accertata davanti al giudice, sono previste multe fino a 2mila euro.

L’indagine della procura e della polizia postale di Sassari è di quelle che possono lasciare il segno.

Un click sembra niente. Così come sembra che tutto ciò che gira su internet sia gratuito. Ma non è così. La diffusione delle copie pirata attraverso i social network o le app di messaggistica istantanea - come Whatsapp, Messenger ecc. - sta provocando danni enormi a tutta l’editoria italiana (e non solo). Fare informazione corretta, indipendente e professionale - una delle basi fondanti di qualunque democrazia - è un lavoro che costa fatica e denaro. I giornali, a differenza di quanto racconta una certa politica, non vivono di contributi pubblici. Vivono grazie ai loro lettori, ovvero grazie alle copie vendute, e alla pubblicità. Quei click che sembrano niente e che diffondono “gratis” le copie digitali piratate dei giornali si traducono pertanto in danni che, a lungo andare, mettono in pericolo la sostenibilità economica delle aziende editoriali. E dunque la stessa informazione.

La Nuova Sardegna ha deciso di mettere un argine al fenomeno. Prima con la moral suasion, poi con le diffide pubblicate più volte sulle sue pagine, ha spiegato che la diffusione pirata è un danno e un reato. Diversi lettori hanno smesso di accettare e redistribuire le copie illegali. Altri, evidentemente, hanno continuato.

I tredici indagati dell’inchiesta sono stati individuati il 28 maggio 2017, il giorno successivo alla denuncia. Sono accusati, come recita la norma penale, di aver messo “a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno protetta, o parte di essa”.

La chiusura delle indagini mette il primo punto fermo. Per La Nuova Sardegna - fa sapere l’editore - è un punto di partenza: l’attività di chi diffonde illegalmente le copie digitali del quotidiano verrà tenuta sotto controllo. Detta in altre parole: se il fenomeno dovesse perdurare partiranno altre denunce.

La Nuova, peraltro, si costituirà parte civile: all’accertamento del reato, seguirà la richiesta di risarcimento danni. Anche se la speranza, ovviamente, è che non ce ne sia più bisogno.

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