La Nuova Sardegna

Bullismo, droga e sesso sul web dei giovanissimi

Claudio Zoccheddu
Bullismo, droga e sesso sul web dei giovanissimi

Il 25 maggio entra in vigore la direttiva europea che fissa a 16 anni l'età per entrare su internet, ma anche in Sardegna sarà di difficile applicazione. Whatsapp, Facebook e Twitter sono già preistoria e i ragazzi hanno facilità di accesso a pagine e chat dai contenuti estremi

12 maggio 2018
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SASSARI. La data del non ritorno è stata fissata per il 25 maggio. Da quel momento in poi anche i colossi mondiali della messaggistica on line dovranno adeguarsi alle norme imposte dall'Ue nel Regolamento europeo per la privacy. In sostanza, Whatsapp, l'applicazione più diffusa sugli smartphone, dovrà adeguarsi alla direttiva che fissa a 16 anni l'età dell'emancipazione sul web.

Le reazioni. Gli adolescenti sardi hanno accolto la notizia con una risata. Sanno benissimo che aggirare le norme sarà un gioco e, poi, Whatsapp è una cosa da vecchi. I nativi digitali preferiscono Telegram, un'altra applicazione di messaggistica dove sembrano non esistere limiti e dove si consuma il rito dell'iniziazione alla parte proibita della Rete. Il passaggio generalmente segue quello tra scuole medie e scuole superiori, quando i ragazzini sentono il bisogno di dimostrarsi adulti e di fare le cosa da grandi. La conferma è già stata messa nero su bianco dai dati raccolti da Telefono Azzurro e Doxa nel 2017: il 73% degli under 13 usa abitualmente internet. L'età media dei nativi digitali attivi sul web è bassissima e il paletto dell'Ue servirà soltanto a far riflette i genitori sull'opportunità di dare uno sguardo più attento alle frequentazioni virtuali dei figli. Perché la Rete è un luogo dove può accadere qualsiasi cosa e dove basta un click per rovinarsi la vita.

Il fenomeno Telegram. Tanto per cominciare, per bypassare il divieto che dovrebbe chiudere Whatsapp ai minori di 16 anni sarà sufficiente mentire sull'autocertificazione anagrafica. Ma probabilmente non sarà nemmeno necessario. I giovani non lo usano più, come non usano Facebook e Twitter, social network considerati obsoleti. Roba da matusa, insomma. Meglio Snapchat e, soprattutto, meglio Telegram. È sulla "nuova" app di messaggistica che i ragazzini passano il loro tempo. E quello che si può vedere scartabellandone le pagine lascia di sasso. I giovanissimi postano su Telegram qualsiasi cosa. I capisaldi della trasgressione resistono dagli anni '70: sesso, droga e rock and roll. Ma se l'ultimo è praticamente decaduto a favore di forme di espressione musicale più moderne, gli altri due sono ancora l'ombelico del mondo di chi cerca emozioni forti. Nelle chat di Telegram i ragazzini caricano foto scattate mentre consumano droga e video girati mentre fanno sesso. Poi si cimentano nello "smerding", una tempesta di insulti e offese che si rovescia addosso al bullizzato di turno dopo che il suo numero è stato condiviso in chat. Non ci vuole un esperto per immaginare il rischio che corre un ragazzino bersagliato da centinaia di coetanei che si accaniscono sul suo aspetto estetico o sul suo tenore di vita.

I rischi. Molti ci mettono anche la faccia, spesso accompagnata da nome e cognome. Un suicidio digitale che va in onda su canali dedicati arricchiti, si fa per dire, da contributi che arrivano a cascata da ogni parte dell'isola. Per afferrare il succo del discorso basta trascorrere pochi minuti sul canale Telegram "Fattanza Sardegna" dove i 628 membri si scambiano informazioni sulla marijuana, si fotografano mentre la fumano e discutono sui migliori metodi di coltivazione. "Fattanza" è solo una parte del fenomeno perché il "canale" ha fratelli e sorelle più espliciti, come "Tettanza", "Culanza", "Trippanza". Le assonanze con i particolari anatomici o con i "viaggi", ovviamente, non sono certo frutto del caso e vengono confermate da immagini esplicite sempre accompagnate da una canna o da un bocciolo di erba.

L'osservatorio sardo. C'è solo un modo per evitare che i ragazzi si compromettano sul web: educarli. Ma il problema è più complicato di quanto si possa immaginare: «Non è facile valutare una situazione se mancano le basi - spiega Luca Pisano, coordinatore dell'osservatorio Cybercrime Sardegna che agisce in collaborazione con il ministero della Giustizia, l'Ats, Ifos e Nuovi Scenari -. Purtroppo tutti i ragazzi possono inciampare in questo tipo di problemi e solo i familiari più stretti possono evitare che si mettano nei guai, ecco perché noi formiamo i genitori digitali e gli offriamo gli strumenti per comprendere come e quando intervenire. Non sono sentinelle e non sono nemmeno spie, rispettano la privacy dei loro figli ma riescono a cogliere i segnali che i ragazzi danno quando finiscono in giri di questo tipo e sono in grado di segnalare i rischi agli esperti. Capire è fondamentale e si possono evitare tanti problemi perché tutto quello che finisce on line è destinato a restarci». L'incoscienza dei ragazzi è proverbiale: «È evidente che chi carica una "storia" su Instagram mentre fuma uno spinello non sa quello che fa. Si può rovinare la salute, si tratta di ragazzini di 13 anni che sono ancora nella fase dello sviluppo e che possono soffrire di disturbi dell'apprendimento causati da marijuana con principi attivi potenziati. Poi mette a rischio la sua identità virtuale che, in futuro, potrebbe rivelarsi fondamentale quando si tratterà di cercare un lavoro». Perché Internet segue una parte della teoria di trasformazione della massa di Lavoisier: sul web nulla si distrugge.

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