La Nuova Sardegna

Talent up, poche domande: inglese tabù per i laureati sardi

di Silvia Sanna
Talent up, poche domande: inglese tabù per i laureati sardi

La conoscenza della lingua e la presentazione di un’idea si rivelano ostacoli. Presentate 110 richieste su 150 che potevano essere sottoposte a selezione 

18 maggio 2018
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SASSARI. Pochi conoscono l’inglese e la voglia di rischiare scarseggia. Così i due requisiti, fondamentali per partecipare al bando, si sono rivelati un ostacolo. Le porte erano aperte per 150 aspiranti imprenditori, ma a presentare le domande sono stati solo 110. Tra loro 98 sono stati ammessi alla selezione da cui verranno fuori i 50 che parteciperanno alla fase operativa: quella in cui la loro idea d’impresa prenderà forma. Sono i numeri del Talent Up, il bando della Regione che punta a trovare e valorizzare talenti. Con un obiettivo: accompagnarli nella preparazione di un progetto e nella sua applicazione in Sardegna attraverso un efficace piano di rientro. Un’occasione ghiotta sostenuta da una robusta dote finanziaria: sette milioni di euro da spalmare in tre anni. La risposta però è stata tiepida: niente boom di richieste, tutt’altro. «Tutto normale, anzi è andata bene», dicono all’Aspal, l’agenzia regionale per il lavoro che segue il progetto. In realtà in un’isola dove la disoccupazione giovanile è alle stelle e sono tantissimi i laureati a spasso, viene da farsi più di una domanda.

Niente rischi. La prima selezione l’ha fatta il bando stesso. Tra i laureati e laureandi, tanti hanno rinunciato a presentare la domanda perché era necessario illustrare una idea di impresa – da rivedere, correggere o persino cambiare in una fase successiva – con un video di tre minuti in inglese. Apriti cielo. «Lo spirito imprenditoriale non è una caratteristica dei ragazzi sardi, lo vediamo anche in altre situazioni», spiega Luca Spissu, dirigente del Servizio progetti su base regionale e comunitaria dell’Aspal. «La mentalità diffusa è quella del posto fisso. Talent Up invece chiede ai partecipanti un’idea, uno spunto dal quale partire per creare una impresa. Avevamo messo in conto che questa richiesta avrebbe limitato il numero di domande. Per questo noi non riteniamo che quelle ricevute siano poche. È un risultato previsto: quello che conta è arrivare alla selezione finale di 50 futuri imprenditori». Sarebbe un grande successo, considerato che sono pochissime le idee che si trasformano in progetti d’impresa concreti e realizzabili. Spissu cita come esempio l’incubatore di imprese a Cagliari che ha esaminato le idee di circa 600 aspiranti imprenditori: «Solo 13 di loro, appena l’1%, ha avviato una start up», dice il dirigente dell’Aspal. In generale in Sardegna si assiste da tempo a un abbandono sempre più massiccio della libera professione: avvocati, ingegneri, commercialisti e architetti – spesso titolari di studio – che un po’ per la crisi e un po’ per indole, vanno alla ricerca del posto fisso per garantirsi un’entrata economica certa. Un esempio: il boom di domande per le supplenze nella scuola da parte di liberi professionisti.

Inglese? No grazie. L’altro ostacolo che ha bloccato sul nascere eventuali sogni d’impresa è stato l’altro requisito, determinante per la partecipazione a Talent Up: la conoscenza, adeguata, della lingua inglese. Determinante in un bando che prevede la formazione all’estero dei partecipanti. E senza l’inglese non si va da nessuna parte. «Purtroppo la conoscenza delle lingue in Sardegna è privilegio ancora di pochi», dice Spissu. Tantissimi laureati, specializzati, masterizzati ma incapaci di intavolare una conversazione o illustrare un business plan fuori dai confini dell’Italia. Persino, in questo caso, di proporre la propria idea in un breve video di tre minuti con la speranza di essere ammessi e poter fare successivamente una full immersione di studio dell’inglese. Che le nuove generazioni non siano poliglotte è un problema emerso già altre volte in passato: per esempio nel settore turistico è insufficiente il numero degli addetti che conoscano almeno una lingua straniera per comunicare con la clientela proveniente dall’estero. Il bando Talent Up ha riportato a galla un’emergenza da affrontare, perché rischia – come in questo caso – di stoppare sul nascere qualsiasi iniziativa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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