La Nuova Sardegna

Tempio, aste pilotate: il ministro secreta gli atti inviati al Csm

di Marco Bittau
Tempio, aste pilotate: il ministro secreta gli atti inviati al Csm

Orlando aveva sollecitato la sospensione del giudice Carta. Respinta l’istanza del legale che chiedeva copia della nota 

20 maggio 2018
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OLBIA. L’inchiesta sulle presunte aste truccate al tribunale di Tempio, con ben sei magistrati indagati, è ormai diventata un caso nazionale. Ai ferri corti il ministero della Giustizia e il difensore della giudice Elisabetta Carta, già indagata e sospesa per motivi cautelari. Nei suoi confronti il ministro Andrea Orlando ha sollecitato l’avvio di un procedimento disciplinare da parte del Consiglio superiore della magistratura, con richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Lo stesso ministro ha inviato al Csm una nota sul magistrato indagato. Una nota riservata, tanto che sempre il ministro ha replicato con un secco no al difensore di Elisabetta Carta, l’avvocato Ivano Iai, che ne aveva richiesto una copia.

Nel dettaglio, il difensore del magistrato ha presentato il 17 maggio scorso un'istanza difensiva al ministero della Giustizia chiedendo di avere copia della nota con cui ministro Andrea Orlando, nell'ambito della procedura da lui stesso promossa come titolare dell'azione disciplinare nei confronti del magistrato, ha richiamato il Csm sulla richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio della giudice, non ancora deliberata. Da parte sua, il ministero ha risposto picche, facendo leva sulla riservatezza del documento. «La nota – si legge nella risposta, datata18 maggio – è stata trasmessa in via riservata al Consiglio superiore della magistratura, che potrà valutare nell'ambito del procedimento disciplinare se poterla divulgare». «Il ministero – dice il difensore – ha confermato di aver inviato al Csm, dove è pendente una procedura cautelare, una nota riservata che riguarda Elisabetta Carta. A questo proposito, è necessario precisare che si tratta di una procedura demandata a organo dotato di funzioni giudiziali, qual è la Sezione disciplinare del Csm, ragion per cui qualunque intervento delle parti sarebbe dovuto avvenire in udienza, nel rispetto del contraddittorio, garantito nel caso di Elisabetta Carta dalla presenza del procuratore generale della Cassazione e della difesa del magistrato. Il ministro invece ha preferito seguire un percorso irrituale e sconosciuto nella normativa vigente».

Elisabetta Carta, intanto, è sempre più al centro dell’inchiesta. È indagata per rivelazione di segreto d'ufficio in un'indagine collaterale a quella della procura di Roma sulle aste pilotate chiusa con 11 indagati, tra cui 6 magistrati. Secondo l'accusa, la Carta avrebbe disposto intercettazioni informando gli interessati. Nei suoi confronti il gip di Roma ha deciso una misura interdittiva dall'incarico per sei mesi. Una vicenda da cui è poi scaturita la procedura disciplinare di fronte al Csm. A quel punto il botta e risposta tra ministero e difesa. Il 10 maggio la nota del ministro che ha sollecitato il Csm a procedere alla sospensione del magistrato. L'avvocato difensore ha parlato di «interferenza» da parte del ministro che a sua volta ha chiarito: «La sospensione dalle funzioni del magistrato in caso di misura cautelare è obbligatoria e comporta conseguenze amministrative di stretta competenza del ministero, quale la sospensione dal pagamento dello stipendio, e il ministro ha perciò il dovere di attivarsi perché il provvedimento venga adottato».

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