La Nuova Sardegna

L’Ance: sulla Sassari-Olbia l’Anas si impegni di più, le imprese rischiano di fallire

Alessandro Pirina
L’Ance: sulla Sassari-Olbia l’Anas si impegni di più, le imprese rischiano di fallire

Gabriele Buia, presidente dell’associazione costruttori: legge urbanistica fondamentale

21 maggio 2018
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SASSARI. L’Italia vede la ripresa, ma l’edilizia non riesce a venire fuori dal tunnel. Il settore delle costruzioni si trova nel pieno di una crisi senza uscita. Colpa di una feroce burocrazia che frena gli investimenti e di un codice degli appalti che ha ingarbugliato ulteriormente la situazione. A sostenerlo è Gabriele Buia, presidente nazionale Ance, l’associazione dei costruttori edili. Uno scenario che ha ulteriormente aumentato il divario tra il nord e le regioni del sud. Un gruppone di cui fa parte anche la Sardegna.

Buia, come sta l’edilizia?

«Male, è l’unico settore industriale che non riesce a uscire da 10 anni di sofferenza. Purtroppo nonostante l’aumento degli stanziamenti da parte degli ultimi due governi non si riesce a impiegarli. Gli altri Paesi, davanti alle prime avvisaglie della crisi, hanno investito nelle infrastrutture, noi siamo arrivati tardi. Le risorse le abbiamo, ma non si riesce ad aprire i cantieri».

Quali sono i motivi?

«L’Italia ha un sistema burocratico unico. Corte dei conti, Cipe, interferenze tra vari ministeri, sommatorie di pareri che allungano i termini. È un sistema che non può continuare così, deve essere cambiato. Da anni diciamo che di burocrazia si muore, ma è arrivato il momento di voltare pagina. O abbiamo la forza di farlo o sarà impossibile uscire dalla crisi. La politica deve capire che l’edilizia è un settore nevralgico per la nostra economia, il mondo delle costruzioni attiva 32 settori industriali su 36, acquista il 95 per cento di materiali italiani. Eppure in 10 anni abbiamo perso 600mila posti di lavoro».

Solo colpa della burocrazia?

«Anche l’impatto del codice degli appalti sul mercato delle infrastrutture è stato negativo. È dal 2016 che cerchiamo di spiegare che avrebbe rallentato l’utilizzo di risorse. Ed è quello che sta avvenendo, lo dicono anche i Comuni. È un codice farraginoso, servono studi legali per decifrarlo. Ormai per esercitare l’attività di costruttore bisogna essere avvocati amministrativisti. Siamo tutti consapevoli che esistano problemi legati alle infiltrazioni e alla corruzione, ma non può essere una giustificazione logica, non possono pagare tutti per colpa di pochi».

Che spazio ha l’edilizia nel contratto tra M5s e Lega su cui si fonderà il nuovo governo?

«Abbiamo analizzato le prime indicazioni e ci è parso subito che non entri troppo nel merito. La nostra preoccupazione è che si metta mano alla programmazione sugli investimenti. L’ultimo governo ha programmato molto, bisogna dargliene atto. E trovo del tutto inopportuno rivedere quella programmazione in questo momento specifico. Il sistema Italia può essere rilanciato solo con gli investimenti. Siamo l’ultimo Paese in termini di crescita: un gap che dobbiamo assolutamente recuperare».

L’Italia non sta bene, ma la Sardegna sta anche peggio...

«Questa situazione nel Mezzogiorno è molto più sentita. Nel Nord inizia a vedersi qualche segnale positivo, nel Sud nulla. L’Italia stenta a utilizzare i fondi europei, appena il 5 per cento, siamo penultimi dopo la Slovenia. Eppure il sistema Italia ne ha bisogno. Occorre impegnarsi molto di più su quel fronte. Un territorio come la Sardegna senza un ricorso forte ai fondi Ue soffrirà sempre di più, perché sarà impossibile realizzare le infrastrutture. I maggiori problemi dell’isola riguardano le infrastrutture: strade, collegamenti, manutenzioni, nuove costruzioni. Su troppe opere siamo indietro».

La Sassari Olbia è un esempio di questi ritardi.

«Sulla Sassari Olbia lo Stato deve avere un occhio di riguardo e l’Anas deve impegnarsi molto di più. La situazione delle imprese che hanno lavorato per la 4 corsie non ancora pagate è molto difficile. Bisogna impedire che certe cose accadute su quel tratto di strada si ripetano. L’Anas deve prendere posizione, non ci si può barricare sull’aspetto legale, nel frattempo le imprese rischiano di fallire».

La Sardegna sta cercando di approvare una legge urbanistica. Cosa cambierà per il settore delle costruzioni?

«Le leggi sono importantissime per lo sviluppo di un territorio. Ancora di più per la Sardegna, ricca di posti meravigliosi che meritano attenzione. Noi non vogliamo cementificare le coste, ma vogliamo solo qualità per favorire il turismo. Occorre snellire le procedure per gli ampliamenti di unità strutturali già esistenti. Il mercato sta cambiando e occorre dare risposte».

A giorni a Palazzo Chigi ci sarà un nuovo governo: quali sono le prime cose da fare?

«Noi gli chiederemo innanzitutto una revisione del codice degli appalti. E poi una legge nazionale urbanistica che permetta una rigenerazione urbana, che dia la possibilità di demolire e ricostruire. E ancora una fiscalità degli investimenti dedicata. Sulla flat tax non prendiamo posizione, ma siamo preoccupati per le coperture».

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