La Nuova Sardegna

Sigilli a due impianti fotovoltaici nel Sulcis

Sigilli a due impianti fotovoltaici nel Sulcis

Le Fiamme gialle in azione per una presunta truffa: sei gli indagati fra cui il fratello di Walter Veltroni

24 maggio 2018
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CAGLIARI. Due impianti fotovoltaici a San Giovanni Suergiu e Santadi, nel Sulcis, 280 tra cassette di sicurezza, conti correnti e quote societarie per un valore complessivo di 16 milioni di euro sono stati sequestrati dai militari della Guardia di finanza del nucleo di polizia economica e finanziaria e dagli uomini del Nucleo investigativo regionale del Corpo forestale nell'ambito di una maxi indagine su una truffa ai danni dello Stato nel campo delle energie rinnovabili. 

Sei le persone indagate tra cui due imprenditori del settore, uno di origine romagnole ma residente a Sant'Anna Arresi, sempre nel Sulcis, e un romano. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni del Gestore dei servizi energetici (GSE) di Roma, alla lottizzazione abusiva.

Alle due società coinvolte, spiegano gli investigatori, è stata attribuita la cosiddetta responsabilità parapenale, "prevista per gli enti attraverso i quali sono perpetrati determinati illeciti penali". Il sequestro preventivo è stato disposto dal Gip del tribunale di Cagliari. Sotto chiave sono finiti i due impianti fotovoltaici del Sulcis e i terreni vicini, per un'area complessivamente di 18 ettari nei comuni di San Giovanni Suergiu e Santadi. Sequestrati "per equivalente" oltre 130 tra fabbricati e terreni dislocati in Sardegna ed Emilia Romagna, 280 tra conti correnti e cassette di sicurezza nonché quote societarie per 16 milioni di euro, corrispondenti a quanto guadagnato con la maxi truffa.

AZIENDE AGRICOLE "MASCHERATE". È stata denominata "Eclissi" l'operazione condotta dalla Guardia di Finanza e dal Corpo forestale che oggi ha portato al sequestro preventivo di due impianti fotovoltaici a Santadì e San Giovanni Suergiu, nel Sulcis, più conti correnti, proprietà e quote azionarie per un valore complessivo di 16 milioni di euro. Nel mirino sono finite le società Enervitabio San Giovanni ed Enervitabio San Nicola, proprietarie degli impianti. Secondo quanto accertato dagli investigatori, i titolari delle due aziende avrebbe dichiarato falsamente che la loro principale attività era quella agricola, ma in realtà veniva prevalentemente prodotta energia elettrica.

Secondo le accuse avrebbero raggirato il Gestore servizi energetici (Gse) di Roma, presentando un progetto totalmente difforme da quello approvato dagli uffici tecnici comunali di San Giovanni Suergiu e Santadi, realizzando così una lottizzazione completamente abusiva. Le Fiamme gialle hanno anche analizzato il quadro economico-finanziario delle due imprese che si erano attribuite impropriamente la qualifica di "aziende agricole", beneficiando così del regime tributario agevolato, quando in realtà avrebbero dovuto avere un carico fiscale ben più pesante. In questo modo i finanzieri hanno scoperto che non erano stati dichiarati ricavi per 21 milioni di euro e inseriti in bilancio costi non deducibili per altri 2,1 milioni.

INDAGATO ANCHE VALERIO VELTRONI. C'è anche Valerio Veltroni, fratello di Walter, tra gli indagati della maxi inchiesta che ha portato alla luce una presunta truffa legata al fotovoltaico.  Valerio Veltroni è socio della Enervitabio di San Giovanni Suergiu; con lui sono indagati Paolo Magnani, responsabile della Enervitabio San Nicola di Santadi, Efisio Muntoni, Giovanni Battista Massa, Paolo Franco Balia e Roberto Bachis.

Tutti sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in erogazioni pubbliche e lottizzazione abusiva. "Stiamo analizzando tutta la documentazione ma fin da ora contestiamo tutte le accuse che vengono mosse - dice l'avvocato Guido Manca Bitti, che rappresenta Veltroni e Magnani - sono stati eseguiti ripetuti controlli due anni fa e non ci era stata segnalata alcuna irregolarità. Vorremmo capire come mai non sia stata fermata prima l'attività"

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