La Nuova Sardegna

Fine del regime di aiuti Ue per nove Comuni isolani

di Antonello Palmas
Fine del regime di aiuti Ue per nove Comuni isolani

Addio al sostegno per le aziende agricole. Nell’elenco figura anche Ottana Congiu, Pds: «Iniziativa scellerata del ministero, la Regione non la assecondi» 

25 maggio 2018
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CAGLIARI. Nove Comuni sardi potrebbero perdere il riconoscimento di area svantaggiata e con esso il diritto di accesso al regime di aiuti che l'Europa dedica alle aree svantaggiate. Aidomaggiore, Boroneddu, Dualchi, Ghilarza, Noragugume, Ottana, Sedilo, Soddì e Tadasuni sono sul punto di uscire dal lotto delle aree in cui l'agricoltura soffre condizioni morfologiche, ambientali e climatiche meritevoli di essere compensate per le difficoltà che devono affrontare rispetto alle altre.

A lanciare l’allarme è il capogruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale, Gianfranco Congiu che annuncia: il PdS sta depositando un’interrogazione urgente al presidente e all'assessore regionali per sapere quale livello di tutela sia stato messo in campo per proteggere quelle comunità dell'ennesimo sopruso di Stato». E parla di «ennesima iniziativa ministeriale letteralmente disarticolata da quei regolamenti europei che pure vorrebbe applicare». L’esponente PdS sottolinea che «si tratta delle medesime aree percorse dal devastante rogo dell'estate 2016 che ha messo in ginocchio decine di aziende agricole e rispetto al quale non si registra la stessa solerzia nella erogazione dei rimborsi».

A dare la brutta notizia il 17 maggio scorso è stato l'assessorato regionale dell'agricoltura che con una nota ha informato le amministrazioni interessate del fatto che, secondo una prima proiezione ministeriale, i territori dei nove Comuni isolani non risulterebbero più svantaggiati in quanto non rientranti nei parametri biofisici elaborati dal ministero. «Ma la cosa peggiore – si indigna Congiu – è che si invitavano quei sindaci a far pervenire osservazioni e dati Sau (superfici agricole utilizzate), cartografie, relazioni pedologiche (quelle sulle caratteristiche dei terreni), schede di rilevamento dei suoli entro il 25 maggio». Cioè oggi.

Secondo il capogruppo PdS ricorda che «il processo di revisione delle zone svantaggiate è iniziato con la riforma della politica comunitaria 2007/2013, il cui obiettivo era quello di rafforzare la mappatura delle zone caratterizzate da “vantaggiosità” nelle quali l'agricoltura è importante per la gestione del territorio. «Per contro – dice Congiu – l'applicazione in concreto fatta dal ministero va in controtendenza rispetto agli obiettivi europei, generando di fatto una drastica riduzione delle aree svantaggiate e giungendo ad escludere i nostri territori notoriamente caratterizzati da basse temperature, siccità, scarsa profondità radicale, mediocri proprietà chimiche del suolo, pietrosità e con problemi di tessitura del suolo e pendenze accentuate».

Lecito chiedersi a questo punto «perché mai l'Italia arriva così lunga su un processo di revisione avviato anni addietro?» si domanda Congiu. E ancora: «Per quale motivo l'assessorato regionale asseconda questa iniziativa scellerata pretendendo che i Comuni si attivino in un paio di giorni producendo documenti peraltro già nella disponibilità degli uffici regionali? Questa è una partita – afferma – che deve essere interpretata ai massimi livelli istituzionali con un coinvolgimento ampio e non solo limitato a una timida interlocuzione della struttura assessoriale con il ministero, ma perentoria e ultimativa nei confronti dei Comuni sardi coinvolti».

I danni ai Comuni isolani, la maggior parte nell’Oristanese e gli altri nel Nuorese, sarebbero notevoli: il vantaggio consiste in aiuti sino a 4.500 euro per aziende che arrivano a 70 ettari, al meno trenta per cento di pagamenti Inps, alla maggiorazione di punteggio nei bandi e a un maggiore cofinanziamento se si partecipa a bandi Psr. Essere tagliati fuori da tutto questo significherebbe l’ennesima mazzata a territori già penalizzati.

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