La Nuova Sardegna

Emergenza acqua all’Asinara, l'Egas convoca un vertice

di Luigi Soriga
Emergenza acqua all’Asinara, l'Egas convoca un vertice

Cortocircuito tra enti sulla rete idrica, il confronto ripartirà giovedi 31

25 maggio 2018
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SASSARI. La questione Asinara, da oltre un anno a mollo in una palude operativa , è di nuovo all’attenzione dell’agenda istituzionale. Gli articoli della Nuova Sardegna sono serviti a smuovere le acque, e finalmente gli enti si rimettono in moto. A prendere l’iniziativa è l’Egas, cioè l’Ente di Governo dell’Ambito Sardegna, che per giovedì prossimo convocherà i possibili protagonisti di una futura realizzazione del sistema idrico integrato nell’isola parco.

Si ritroveranno attorno a un tavolo il Comune di Porto Torres (che ha in mano i 3,2 milioni di euro), l’assessorato regionale all’Industria (che ha erogato quel finanziamento), Abbanoa (che andrà a gestire le nuove reti e gli impianti), Egas che potrebbe assumere il ruolo di coordinatore, l’assessorato regionale all’Ambiente e con tutta probabilità anche quello ai Lavori Pubblici e il Parco. «Fino a questo momento – spiega il presidente di Egas Renzo Ponti – non è stato prodotto niente di concreto. Ho fatto un rapido controllo sulla documentazione e sugli atti, e in mano non abbiamo nulla. Siamo fermi a quegli accordi, mai formalizzati, che si erano discussi nella riunione del marzo 2017, convocata dall’assessore all’Industria. Ma non c’è un progetto, una convenzione e un accordo quadro». In pratica l’Asinara ha continuato a galleggiare in un mare di nessuno, dove non ci sono competenze specifiche, e dove non è chiaro di deve fare cosa. L’incontro di giovedì servirà proprio a tracciare una linea e a ripartire da zero, dal momento che a marzo 2017 la situazione era ancora allo stadio di tabula rasa. C’è un finanziamento per le aree di crisi di 3,2 milioni di euro che l’assessorato all’Industria ha affidato nel 2015 al Comune di Porto Torres per la progettazione e la realizzazione di reti e impianti all’Asinara. L’Egas sostiene che l’attribuzione di quelle risorse spettasse a lei, perché le risorse destinate al miglioramento del sistema idrico vengono gestite dall’Ente di governo. Abbanoa, visto che l’isola non ricade nel suo ambito territoriale di pertinenza, si è fatta volentieri da parte e aspetta di vedere carte, mappe, stati di consistenza e progetti per entrare in gioco. Nel frattempo però intasca degli oneri dalle bollette riscosse per coprire le spese di gestione del servizio idrico all’Asinara, che non ha mai preso in carico. Questo cortocircuito di attribuzioni, competenze e ruoli ha fatto sì che dal 2015 ad oggi dei 3,2 milioni di euro non si sia speso praticamente nulla. Anche sul piano progettuale non c’è alcun punto di contatto tra il Comune e Abbanoa. Il sindaco Wheeler vorrebbe un sistema idrico all’avanguardia, a bassissimo impatto ambientale, in sintonia con la filosofia green di un’area parco. Abbanoa è più orientata a guardare al sodo, ragionando in termini di costi e ricavi, dal momento che in futuro il pacchetto finirà tra le sue mani. E 3,2 milioni di euro sono solo un piccolo acconto di un investimento ben più consistente necessario per dotare di infrastrutture un’isola a secco.

In uno scenario come questo torna alla ribalta una vecchia proposta del sindaco di Stintino Antonio Diana, che lui aveva messo sul tavolo in qualità di rappresentante dell’Ente Parco e che rilancia: «Nominate subito un commissario straordinario che prenda in mano e coordini la vertenza Asinara. Visto che gli enti fino a questo momento non sono riusciti a dialogare tra loro, occorre una figura sovraordinata che detti la linea e che stabilisca con chiarezza i ruoli e le competenze di ciascuno. Senz’acqua è impossibile ipotizzare qualsiasi forma di sviluppo turistico. Puoi pubblicare i bandi che vuoi, ma sfido chiunque a trovare un investitore disposto a scommettere le sue risorse in un territorio bello quanto volete, ma totalmente privo delle infrastrutture di base: cioè l’acqua, la luce e la connessione wifi. Gli invasi sono pieni ma fuori norma, vanno messi in sicurezza. Le reti sono colabrodo e gli impianti sono quasi tutti dismessi e inutilizzabili. A Cala Reale e nei presìdi abitati ci si arrangia con le cisterne, approvvigionate con le autobotti. Ma questa è sopravvivenza, non ha nulla a che vedere con turismo e sviluppo».

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