La Nuova Sardegna

La sfida delle città medie parte dalla sostenibilità

di Claudio Zoccheddu
La sfida delle città medie parte dalla sostenibilità

L’associazione creata dall’Anci valorizza le aree non densamente popolate Sassari è tra le protagoniste della Consulta ma gli imprenditori chiedono aiuto

25 maggio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Lo sostenevano già i latini, in tempi decisamente non sospetti: in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo. Un’idea ripresa dall’Anci e rimasterizzata nello statuto della Consulta delle città medie, l’organismo dell’associazione dei comuni italiani che ha allestito un road show, ovvero un gruppo di persone che si è messo in viaggio lungo l’Italia, che ha il compito di far conoscere, valorizzare e promuovere il potenziale di quelle che sono state definite “città medie d’Italia” e che potrebbero giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Paese, al punto da richiedere un posto al sole nell’agenda politica nazionale. Il motivo è semplice: il “bacino” delle città medie italiane mette insieme qualcosa come 6700 Comuni e quasi 40 milioni di persone che vivono in modelli cittadini che possono vantare una migliore qualità della vita rispetto alle grandi aree urbanizzate e, soprattutto, maggiori prospettive di sostenibilità.

La tappa a Sassari. Il sindaco Nicola Sanna è anche il presidente della Consulta della città medie che, ieri e oggi, è a Sassari – ospitata nei locali della Camera di commercio – per continuare le tappe di avvicinamento all’assemblea nazionale dell’Anci dove verrà presentato il “dossier sulle città medie”, una descrizione delle buone pratiche e delle iniziative presentate nel lungo tragitto partito da Arezzo che, dopo Sassari, toccherà Cosenza, Pavia, Cuneo e Parma. Dall’area metropolitana di Sassari, in cui vivono 260mila persone, sono arrivati contributi legati all’urbanistica, con l’approvazione del Puc, ma anche all’edilizia, alla mobilità, alla cura dell’ambiente e alle politiche sociali. Esperienze che arricchiscono l’agenda della Consulta e che hanno un comune denominatore caro a quelle che vantano il titolo di “città territorio”, la sostenibilità.

Le istituzioni. I contributi, ovviamente, non sono arrivati solo dai rappresentanti politici del territorio. In cattedra, è il caso di dirlo, c’erano anche i protagonisti del mondo accademico tra cui il prorettore dell’Università di Sassari, Luca Deidda, e il vicedirettore dell’Accademia delle belle arti, Giorgio Auneddu. Sassari, infatti, oltre a poter contare su un’area urbana e un territorio ricco di potenzialità turistiche, può mettere in campo un tris di eccellenze culturali di valore assoluto. L’ateneo, l’accademia e il conservatorio rappresentano una base solida su cui costruire le fondamenta di una città universitaria moderna e accogliente: «Abbiamo una densità culturale e formativa elevatissima per una città media e sfruttando questo patrimonio possiamo contribuire allo sviluppo – dice Deidda – purché la città e il suo polo culturale diventi inclusiva. Adesso si tratta di internazionalizzare il nostro ateneo e di accogliere anche gli studenti stranieri, oltre a quelli che arrivano con l’Erasmus e che definiscono Sassari come un’esperienza bellissima».

Gli imprenditori. Anche il tessuto economico è salito in cattedra. Sono le aziende che muovono l’economia del territorio e proprio dal presidente di un’azienda sui generis che porta il nome delle città in giro per il mondo, la Dinamo Banco di Sardegna, è arrivata la prima critica a un sistema ricco di potenzialità che spesso paga il dazio di un individualismo estremo: «Se i progetti non vengono condivisi, non valgono nulla – spiega Stefano Sardara –, e non possiamo programmare il futuro. I migliori, quelli che si distinguono, non devono essere criticati e visti di cattivo occhio perché non esiste una vittoria senza una squadra». E la Consulta delle città medie ne sa qualcosa.

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative