La Nuova Sardegna

Sanità, la spesa pubblica continua a crescere

Sanità, la spesa pubblica continua a crescere

Quasi 2mila euro per abitante, ma i dati sono precedenti all’entrata in vigore della riforma

26 maggio 2018
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CAGLIARI. Il turismo e la spesa pubblica: due facce della stessa medaglia, la Sardegna. Il fatturato delle vacanze è in crescita, seppure frenato dal peso esagerato del sommerso, e cresce anche quello dei cosiddetti servizi, in particolare la sanità. Solo che il primo va declinato in ricchezza, mentre l’altro è un costo sociale. Metterli a confronto è impossibile, ma possono essere contrapposti, nel dare e avere isolano, come l’entrata più consistente e l’uscita principale nel bilancio regionale.

Il turismo. Secondo il rapporto Crenos, è la voce economica destinata a risollevare le sorti del Pil. Gli arrivi, nel 2016, sono aumentati del 10,3 per cento e sono ormai a un passo da quota tre milioni in un anno. Le presenze sono molto vicine alla crescita in doppia cifra (+9 per cento) e come numero assoluto stanno per superare il muro dei 13 milioni e mezzo. Con questo risultato finale: due anni fa la Sardegna è andata molto meglio rispetto ai soliti competitor, Sicilia, Calabria e Corsica, con un più 7,7 per cento. Grazie all’internazionalizzazione dei flussi (+10 per cento) e all’aumento dell’offerta di alta qualità (+14), ha fatto un balzo in avanti nella classifica nazionale – è al 12esimo posto – su quanto il turismo incida nel prodotto interno lordo regionale. Superata la soglia del 10 per cento, arriva al 12 con l’indotto, ha margini di crescita enormi. Però ecco quali sono ancora le pecche del turismo: la concentrazione estiva e il sommerso. Della prima si sa quasi tutto e cominciano a esserci i primi correttivi. Sulla seconda c’è invece un nuovo dato allarmante: ogni 100 presenze almeno 48 sfuggono a qualunque registrazione. Il che vuole dire: solo su quelle nazionali vanno caricati altri tre milioni rispetto a sette dichiarati. Per far emergere il sommerso, quindi c’è ancora moltissimo da fare.

La spesa pubblica. Anche per il Crenos la sanità è il costo più elevato. Nel 2016 ha superato i 3,28 miliardi, pari al 10 per cento del Pil, mentre sulla terra ferma non arriva al 7. Nell’ultimo anno prima della nascita dell’Asl unica, inaugurata nel 2017, è aumentata anche la spesa pro capite: 1.981 euro per abitante, il livello più alto dell’ultimo decennio. Ma di contro «sono ancora sotto la soglia nazionale le performance del servizio e la gestione delle risorse». In altre parole, la rivoluzione è partita, l’anno scorso, ma è ancora presto per dire se funzionerà, anche se la Regione sostiene di essere sulla buona strada, i cittadini meno. Nella voce spesa pubblica, il Crenos ha inserito anche la raccolta differenziata, è al 60 per cento con un spesa per abitante intorno ai 171 euro, i trasporti interni e la «presa in carico dei bambini di età inferiore ai tre anni dei servizi comunali per l’infanzia». Treni e bus sono ancora sottodimensionati, come anche la strade. E la spesa per i bimbi? Non va oltre il 10 per cento, mentre l’Europa ha imposto tre volte tanto entro il 2020. Non c’è da meravigliarsi se la differenza è enorme: la Sardegna, si sa, è una terra in cui si vive a lungo, ma le nascite sono crollate. (ua)

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