La Nuova Sardegna

Coltivazione lecita se il Thc non supera lo 0,2 per cento

SASSARI. La produzione e il commercio delle infiorescenze dalla canapa sativa, detta anche cannabis light o canapa legale, sono riconosciuti dallo Stato con la legge numero 242 del 2 dicembre 2016 e...

30 maggio 2018
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SASSARI. La produzione e il commercio delle infiorescenze dalla canapa sativa, detta anche cannabis light o canapa legale, sono riconosciuti dallo Stato con la legge numero 242 del 2 dicembre 2016 e da una successiva circolare del ministero dell’Agricoltura, che ha definito e regolamentato il mercato. La coltivazione della canapa sativa – quando il tetraidrocannabinolo (Thc), la sostanza psicoattiva, è sotto lo 0,2 per cento – è consentita senza necessità di autorizzazione. In pratica ci si comporta come un agricoltore alle prese con un campo di ortaggi. Le norme prevedono inoltre che qualora la percentuale risulti superiore ma entro il limite dello 0,6 per cento, l’agricoltore non ha alcuna responsabilità. Mentre i problemi cominciano se viene rilevato un tasso superiore. A quel punto l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa. E si può incappare in guai molto seri. La canapa light non viene dunque classificata come stupefacente, cosa che invece capita con la cannabis indica, anche se in realtà contiene un alto contenuto di cannabidiolo (Cdb). Che ha effetti completamente diversi rispetto al Thc. In sostanza il prodotto creato dalle infiorescenze della canapa legale viene inquadrato con una destinazione per uso tecnico, o esterno. In ogni caso non fumabile o vaporizzabile. Escludendo quindi l’utilizzo umano è possibile commercializzare fiori di canapa a uso industriale in modo piuttosto libero. Circostanza che rappresenta uno scudo giuridico ma che non impedisce comunque al consumatore di farne un uso improprio. (s.sant.)



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