La Nuova Sardegna

Giovani al lavoro in Sardegna, successo di “Resto al sud”

di Claudio Zoccheddu
Giovani al lavoro in Sardegna, successo di “Resto al sud”

Sono 190 le richieste per l’apertura di nuove imprese guidate da under 36. Pigliaru: «Ci sono ancora tanti posti disponibili, stiamo favorendo lo sviluppo»

01 giugno 2018
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SASSARI. Non era la solita riunione e per capirlo era sufficiente dare uno sguardo in platea. Raramente a un incontro “politico” partecipano tanti giovani e i posti a sedere della sala del Palazzo della Provincia, a Sassari, erano praticamente tutti occupati da under 35. Una piccola delegazione dei giovani che sfogliando il mazzo delle opportunità ha spuntato quella di Resto al sud, un progetto varato dal governo Gentiloni che permette ai giovani di fare impresa nella loro terra sfruttando una serie di vantaggi da allegare a idee spendibili nel mondo del lavoro.

Le domande. Per accedere a Resto al sud basta una connessione internet. Considerando l’età di riferimento, tutte le pratiche possono essere sbrigate sul web. Il primo passo è la presentazione della domanda che deve essere composta dal progetto imprenditoriale e dalla documentazione richiesta da Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Le domande vengono valutate in ordine di arrivo, Invitalia verifica il possesso dei requisiti e poi passa al setaccio le iniziative concludendo, quando ci sono i presupposti, con un colloquio faccia a faccia.

Il punto nell’isola. Ieri il road show organizzato dalla Regione, a cui ha partecipato il presidente Francesco Pigliaru, è arrivato a Sassari. La tappa non è servita solo per comunicare il numero di domande presentate a Invitalia, 190, ma soprattutto per dire che c’è ancora posto, ci sono le risorse e le intenzioni di sostenere i giovani. Perché, lo ha detto e ripetuto più volte Pigliaru che “ci stiamo giocando lo sviluppo” e l’apertura di quasi 200 nuove imprese è sicuramente un’iniezione di fiducia nell’economia sarda. Lo si capisce dal riepilogo presentato ieri: nell’isola sono state presentate a Invitalia 190 domande che potrebbero generare investimenti per 9 milioni e 500mila euro. La stima dei posti di lavoro creati dall’apertura delle nuove imprese è di circa 600 nuovi occupati. Un numero che non può passare inosservato in una Regione che convive con un tasso di disoccupazione giovanile del 56 per cento. I settori su cui gli imprenditori in erba preferiscono scommettere, invece, sono il turismo, i servizi, l’artigianato e il manifatturiero ma ci sono diverse richieste anche per l’enogastronomia.

La Regione. L’occasione è stata utilizzata dal presidente Pigliaru per ribadire l’impegno della sua squadra nel sostegno all’occupazione giovanile: «Resto al sud è una misura importante ma c’è anche il bonus occupazionale – spiega – che in Sardegna è stato maggiorato rispetto alle altre regioni perché agli 8mila euro di sconto contributivo concesso agli imprenditori che assumono giovani nel 2018 ne abbiamo aggiunto altri 4mila. Insomma, adesso assumere i giovani conviene davvero. Inoltre, dobbiamo evitare che chi ha talento venga spinto a lasciare l’isola, non ce lo possiamo permettere». Di Ritorno al sud, invece, Pigliaru sottolinea soprattutto la sicurezza: «Questa misura abbatte il rischio iniziale che vivono tutte le imprese e limita la possibilità che i giovani si possano scoraggiare. Resto al sud non chiede di avere un patrimonio alla spalle e non chiede garanzie. È il mondo ideale per fare impresa ed è stata studiata per premiare le idee». Il clima di ottimismo è però minato dal crollo del Pil sardo e della conseguente retrocessione dell’isola dallo status di “regione in transizione vero lo sviluppo” a quello di “territorio non sviluppato”: «Uscire dall’Obiettivo 1 è una sconfitta, nonostante qualcuno si sia sentito sollevato dal fatto che arriveranno più soldi – spiega Pigliaru –. In realtà ci dobbiamo preoccupare del fatto che in questi anni ci stiamo giocando lo sviluppo. Noi stiamo facendo il possibile per creare il contesto e per incoraggiare i giovani a impegnarsi per creare uno sviluppo che sia adeguato alle bellezze della nostra terra ma il resto adesso spetta a chi ha capacità imprenditoriale».

I partner. In Sardegna Invitalia ha demandato l’informazione e la sensibilizzazione all’Aspal, l’agenzia sarda per le politiche del lavoro: «Per Resto al Sud – spiega il direttore generale Massimo Temussi – abbiamo utilizzato la rete di Centri per l’impiego organizzando 110 seminari territoriali che hanno coinvolto 800 giovani. Abbiamo voluto puntare sull’informazione diffusa per far conoscere il più possibile la misura e accompagnare gli aspiranti imprenditori nello sviluppo dell’idea d’impresa. L’Aspal, inoltre, fornisce un supporto tecnico per la realizzazione del business plan fino alla predisposizione della domanda. Un servizio che consente ai giovani di acquisire una maggiore consapevolezza. Crediamo – conclude Temussi – che questa sia una ricetta per combattere la disoccupazione».

I giovani imprenditori. Un momento dell’incontro era dedicato a loro, a chi ha già colto l’occasione e a chi spera di coglierla. Giovanni Ortu ha sfruttato il microcredito per aprire un fast food di pasta fresca ad Alghero: «Siamo in affari da poco ma per il momento va bene. Mi capita di sentire colleghi che si scoraggiano perché si sentono soli – dice – ma in realtà ci sono tante persone che possono dare una mano. Bisogna avere la testa dura e andare avanti». Un pensiero condiviso da Letizia Patete che, a Ploaghe, ha aperto un negozio di abbigliamento e una scuola di moda: «Era la mia passione. Ho studiato per renderla possibile e quando sono stata ammessa la bando ho pianto dalla felicità». Poi ci sono quelli che hanno avuto l’idea ma che sono in attesa di ottenere il finanziamento. Luisa Ciosi dopo tanti contratti da precaria vorrebbe aprire una palestra a Uri: «È il mio paese, è molto piccolo ma io sono convinta di potercela fare anche perché sono stanca di sentire gli altri che dicono che da noi non c’è nulla». Maria Assunta Fiori, di Ploaghe, punta tutto sui servizi nell’enogastronomia: «Sono stata fuori dall’Italia per diversi anni, adesso ho deciso di rientrare e di scommettere su questa attività». Una scommessa da vincere perché in gioco c’è il futuro di un’ isola.

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