La Nuova Sardegna

Il papà del calciatore ucciso a Sassari: «In Sardegna era felice»

di Luigi Soriga
Il papà del calciatore ucciso a Sassari: «In Sardegna era felice»

Remo Della Morte ringrazia la comunità di Ottava: «L’avete amato come un figlio»

03 giugno 2018
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SASSARI. Ora che a Chiavenna c’è un po’ di calma, che il funerale con i suoi abbracci e lacrime si è pian piano dissolto, Remo è solo nel silenzio del cimitero. Guarda la tomba del figlio, e gli parla col pensiero.

Nico quella borgata dall’altra parte del mare, la considerava una seconda casa, e questo in un certo modo comprimeva la distanza. O almeno era un ottimo dolcificante. Per Remo Della Morte, padre del calciatore ucciso con una coltellata, era rassicurante sapere che il figlio fosse felice sul lato opposto della riva. Il figlio gli parlava sempre di questa città bonsai di nome Ottava, raggrumata intorno a una squadra di calcio. E di un’atmosfera familiare che incollava a caldo questo pugno di anime.

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«Ero proprio curioso di vedere con i miei occhi questa seconda casa. Ogni volta che la descriveva, lui si illuminava. Ormai sapevo che prima o poi sarebbe diventata la sua prima casa, che il suo futuro era lì, con Eleonora. Un po’ mi dispiaceva, come accade a tutti i genitori che vorrebbero i figli sempre vicini. Ma ero felice della sua felicità. Per questo ero curioso, e ad agosto una parte delle ferie avevo deciso di trascorrerla in Sardegna e di andare a trovarlo».

Invece domenica notte ha squillato il telefono, e il lunedì pomeriggio ha anticipato il viaggio. «Nicola era il mio unico figlio ed è facile immaginare quale sia il mio dolore. Per questo non finirò mai di ringraziare gli abitanti di Ottava per l’affetto che hanno dimostrato nei miei confronti e di quelli di mia moglie. L’amore per Nico che abbiamo toccato con mano va al di là di qualunque aspettativa. Sinceramente non pensavamo che avesse lasciato un segno così profondo. Tutto questo per noi è stato toccante e commovente».

Anche Chiavenna conserva quel calore di una coperta demografica a maglie fitte. Settemila abitanti, e i giovani si conoscono quasi tutti, perché molti sono cresciuti nelle stesse scuole e negli stessi campetti. La notizia dell’omicidio di Nicola Della Morte ha attraversato la comunità come una scossa elettrica. E successivamente lo stupore e lo choc si sono trasformati in cordoglio e affetto. Centinaia di persone hanno riempito la chiesa e il piazzale.

«Era un ragazzo che si faceva voler bene, molto solare e sorridente. Disponibile con tutti. Se incontrava un bambino, un minuto dopo lo vedevi giocare insieme. Se incrociava un anziano, due secondi dopo stava scherzando con lui. Credo che tutto l’affetto che ha raccolto nel momento dell’addio, si debba a questi semi che lui ha gettato», dice Remo.

«Una cosa che mi ha molto colpito è stato vedere quattro suoi compagni di squadra prendere l’aereo e partire per partecipare anche a questi funerali. In fondo l’avevano già salutato a Ottava, con una bellissima funzione, dove la società sportiva e i giocatori avevano letto un messaggio molto toccante. Ma evidentemente per loro non era sufficiente, e hanno voluto accompagnarlo anche in questo ultimo viaggio, con le maglie autografate dei calciatori adagiate sulla bara. Io e mia moglie li ringraziamo di cuore per questo gesto. Come non smetteremo mai di dire grazie a Eleonora e ai familiari per aver accolto e trattato Nico come un figlio. Mi dispiace solo aver conosciuto persone così eccezionali in una occasione così triste. Purtroppo credo che Nico sia stato molto sfortunato e si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. In quell’istante in cui l’assassino ha sferrato la coltellata c’era lui, ma poteva esserci qualunque altro».
 

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