La Nuova Sardegna

Antonio annegato nel lago mentre si faceva un selfie

di Tiziana Simula
Antonio annegato nel lago mentre si faceva un selfie

Lo studente di Calangianus è salito sulla ringhiera e ha perso l’equilibrio 

04 giugno 2018
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CALANGIANUS. La fotografia era la sua più grande passione. E il ponte festivo del 2 giugno era un’occasione da non perdere per fare una gita nel lago di Como, scoprire il suo fascino, immortalare con uno scatto Villa Geno, lui, che amava profondamente l’arte, studente modello dell’Accademia di Belle arti di Brera. «Ciao mà, tutto bene. Non rientro a Calangianus, sto qui... Sai ho anche trovato un lavoretto, così guadagno qualcosa, oltre a studiare», aveva detto per telefono a mamma Marilena il giorno prima di morire annegato in quelle acque che voleva fotografare. Tradito dalla sua più grande passione.

Un selfie assassino ha portato via Antonio Pittorru, 20 anni, da un anno a Milano. Una morte accidentale, una terribile disgrazia, è quanto è emerso dalle indagini. Il giovane sarebbe salito sulla ringhiera spalle al lago per farsi un selfie di fronte a Villa Geno perdendo l’equilibrio e cadendo in acqua dopo un volo di 7, 8 metri. A nulla è valso il coraggio di un passante che, dopo aver sentito il tonfo, si è tuffato nel lago per cercare di salvare il ragazzo, senza riuscire ad afferrarlo

«Figlio mio adorato, questo dolore non passerà mai...» piange mamma Marilena Savigni, mentre il paese si stringe attorno a lei, a papà Paolo e a tutta la sua famiglia travolta da un lutto improvviso e tremendo.

«Siamo distrutti dal dolore, Antonio era un ragazzo d’oro, il figlio che tutti i genitori vorrebbero avere», dice a fatica con la voce impastata dal pianto, Mario Savigni, zio di Antonio, conosciuto in Gallura per la sua tv Canale 48 dove lavora insieme al figlio Maurizio. «Quando veniva nello studio televisivo ci dava sempre dei consigli – ricorda il giovane – Era stato a Calangianus per Natale, mi aveva detto che sarebbe ritornato a luglio. Andavamo molto d’accordo, uscivamo insieme. Antonio era un ragazzo bravissimo, uno studente modello», lo ricorda in lacrime Maurizio.

Secondo di due figli – il primo, Raimondo, studia medicina all’Università di Cagliari, Antonio si era trasferito un anno fa a Milano per frequentare l’università. Amava le lingue, la fotografia e l’arte in generale. Sabato, forse approfittando del giorno di festa, aveva raggiunto, da solo, il lago di Como. Arrivato sul lungolago di via Geno, intorno a mezzogiorno, il giovane calangianese è salito sulla ringhiera mettendosi di spalle per farsi un selfie. Ma improvvisamente è scivolato, perdendo l’equilibrio e precipitando giù nelle acque limacciose del lago che l’hanno risucchiato. Nella caduta ha graffiato il viso lungo la parete di cemento. Il suo corpo è stato recuperato dopo un’ora sul fondo del lago dai sommozzatori dei vigili del fuoco arrivati da Milano, dopo che inutile si era rivelato il tentativo di un passante che, vista la scena, insieme ad altri testimoni, si era immediatamente tuffato senza però riuscire ad afferrarlo.

«I carabinieri confermano che si è trattato di una caduta accidentale, Antonio è scivolato. Non è stato un gesto volontario», spiega Mario Savigni. Tradito da un selfie, insomma. Così com’era accaduto un anno fa ad una ragazzina ungherese di 14 anni, annegata a Costa Paradiso, nel litorale di Trinità, dopo essere stata travolta da un’onda nel mare in tempesta gonfiato dal maestrale, mentre era in riva seduta sugli scogli.

Sulla tragedia di viale Geno monta la rabbia dei testimoni che nulla hanno potuto fare per evitare la morte di Antonio. I soccorsi a terra sono stati immediati, ma la squadra dei sommozzatori è dovuta arrivare da Milano non essendoci una squadra di quel servizio specifico sul posto, nonostante la presenza del lago. E per arrivare lì da Milano, occorre un’ora.

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