La Nuova Sardegna

I ladri di sabbia sono ritornati: già i primi sequestri

di Claudio Zoccheddu
I ladri di sabbia sono ritornati: già i primi sequestri

Nel weekend fermati in aeroporto alcuni turisti Tra i bagagli nascosti sacchetti di sabbia e conchiglie

07 giugno 2018
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SASSARI. Praticamente è un appuntamento fisso. Quando il termometro inizia a segnare temperature miti, riprendono i furti di sabbia. Ovviamente non può essere così semplice, qualche sciagurato cacciatore di souvenir attaccherà le spiagge anche durante l’inverno, ma la presenza dei turisti e il passaggio obbligato di alcuni di loro attraverso i check-in degli aeroporti riaccende i riflettori su un problema che scandalizza gli amanti dell’ambiente a cui però non è ancora stata trovata una soluzione. Gli angeli custodi delle spiagge, che lavorano nella security degli aeroporti sardi, hanno già iniziato a bloccare bagagli carichi di sabbia, conchiglie e ciottoli raccolti chissà dove. Gli ultimi sequestri sono del week end appena trascorso. Niente di speciale, praticamente il riassunto di quello che si vede durante tutta l’estate: conchiglie, almeno cinque sacchetti pieni fino all’orlo, e poi cinque scatole di ciottoli nemmeno troppo appariscenti, eccezion fatta per qualche pezzetto di granito. Infine, qualche sacchetto di sabbia. Giusto per non perdere l’abitudine. Nonostante sia ormai la prassi, il primo sequestro dell’anno ha fatto uscire dai gangheri gli addetti alla security dell’aeroporto di Elmas che si sentono l’unico argine a difesa delle spiagge sarde. Un sentimento condensato in poche parole pubblicate sull’indirizzo Facebook “Sardegna rubata e depredata”, che è anche luogo (virtuale) d’incontro dei paladini dell’ambiente. Un messaggio che attacca i rappresentanti della politica regionale, accusati di aver firmato una legge monca: «Segnaliamo l’inutilità di una legge fatta senza prevedere controlli e sanzioni, la latitanza degli organi preposti ai controlli e l’inqualificabile atteggiamento della Regione che si presenta solo per rivendicare meriti che non le spettano e per fare proclami in pompa magna, puntualmente smentiti dai fatti». Gli addetti alla security degli scali sardi non hanno digerito l’assenza dei controlli aeroportuali e soprattutto non sono riusciti a mandare giù l’assenza dei presidi annunciati lo scorso anno e, di fatto, attivi solo per qualche giorno. L’appello, piuttosto duro, è partito all’inizio della stagione. Ora non resta che attendere la risposta delle istituzioni. Perché la mania dei furti di sabbia sembra destinata a resistere tra le pratiche ad alto impatto ambientale dell’estate cafona di tanti turisti. Perlomeno fino a quando ai furti di sabbia non corrisponderà una pena più severa del “non si possono portare via”.

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